Attenzione: l’articolo contiene spoiler.
Mancano pochi episodi alla fine di Asylum, la seconda stagione – o miniserie – di American Horror Story, la serie horror di Fx che in questi nuovi episodi va sempre più a fondo nel materiale disturbante che il manicomio può offrire, per esempio in questo 9° episodio arriva il fantasma dell’aborto. Ma continua a non trovare una via, limitandosi all’accumulo.
In The Coat Hanger, sorella Mary Eunice dice a Lana di essere incinta di Oliver, alias Bloody Face, e la controllerà per evitare che abortisca. Unica speranza per la giornalista di uscire viva da Briarcliff è che il dottore, tenuto prigioniero, confessi. Nel frattempo Kit, pur di rivedere la sua amata accetta di sottoporsi agli esperimenti tra vita e morte del dottor Arden. E nel presente, il figlio di Bloody Face, col volto di Dylan McDermott, si rifà vivo.
Scritto da Jennifer Salt e diretto da Jeremy Podeswa, The Coat Hanger affronta uno dei tabù più profondi della cultura occidentale e ovviamente della narrazione audiovisiva, ossia l’aborto, ma senza rinunciare all’andamento zoppicante che ha contrassegnato, non nel bene, questa stagione.
Aperto e chiuso, come detto, dal figlio di Bloody Face che torna alla ribalta scuoiando la sua psichiatra, l’episodio si centra sulla gravidanza di Lana, sulla voglia di abortire ma sul confronto coi suoi timori e col senso materno, ma anche sull’ormai regno di Mary Eunice che afferma la sua diabolica presenza arrivando persino a “corteggiare” il monsignore nel suo viaggio verso Roma e verso il papato. Salvare le anime è il motto del duo, ma Briarcliff non sembra d’accordo: Lana tiene prigioniero un assassino plurimo e il padre del figlio che vuole uccidere, e che avrebbe provato a eliminare ma non riuscendoci, secondo sorella Mary Eunice; Kit sta per finire probabilmente tra le oscene creature di Arden, mentre Lee, ex-maniaco sessuale internato da sorella Jude (che non se la passa bene come paziente), è la prova che monsignor Timothy può redimere chiunque con la forza del perdono (esemplare la scena in cui Lee perdona Jude che lo avrebbe attaccato). A patto di non finire crocifisso in chiesa nel finale.
The Coat Hanger non ha intenzione di dare una direzione a questa 2^ stagione di American Horror Story, che a differenza della 1^ che giocava con la casa stregata e aveva degli orizzonti narrativi, e prosegue ad accumulare atrocità, provocazioni fini a se stesse, cattivo gusto recuperato in extremis e tracce narrative che non si amalgamano, il che per un prodotto di 12 episodi è un problema non da poco. Per non parlare delle situazioni e dei fatti casuali: perché, per fare un esempio, durante l’esperimento a Kit appaiono luci intermittenti e rumorose come arrivassero gli ufo prima di scoprire Grace in attesa di partorire? Per non dire che con questo andamento, e con le parti attuali sempre più pretestuose, anche la pazienza dello spettatore rischia di finire. Meno male ci sono gli attori a dare un po’ di consistenza, soprattutto Lily Rabe sempre più a suo agio e il solito, grandioso Ian McShane.
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