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Venuto al mondo – La recensione.

Pubblicato il 09 novembre 2012 di laura.c

Sono due storie profondamente diverse: una intima e personale, volta a esplorare la psiche maschile, la seconda incentrata invece sul tormento di una donna che non può essere madre, e legata a doppio filo con uno degli eventi più importanti della nostra storia recente come il conflitto nella ex-Jugoslavia. Eppure, c’è qualcosa che avvicina molto Non ti muovere Venuto al mondo, i due film che il Sergio Castellitto regista ha tratto dai romanzi della moglie, Margaret Mazzantini. Prima di tutto c’è lo spiccato carattere melodrammatico, in secondo luogo l’attenzione spasmodica, quasi ossessiva, per la maternità e, dulcis in fundo, il carattere velatamente ricattatorio di storie che si affidano a temi forti quasi per “esigere” il coinvolgimento dallo spettatore. Solo che mentre in Non ti muovere il tutto si svolgeva su scala più piccola, in Venuto al mondo ciascuno dei suddetti elementi sembra essere stato caricato all’ennesima potenza, tanto che non bastano aborti spontanei, amori incompleti, gelosie e paranoie infinite, ma ci si aggiunge anche il contesto storico dell’assedio di Sarajevo, con tutto il peso (sia emotivo sia narrativo) che una tale scelta può comportare nell’economia del film.

L’ultimo lavoro di Castellitto, infatti, parte dal presente per ripercorre in continui flashback gli anni immediatamente precedenti e poi quelli contemporanei al conflitto in Bosnia Erzegovina, e con essi la storia di una coppia formata dall’italiana Gemma (Penélope Cruz) e dallo scapestrato fotografo americano Diego (Emile Hirsch). Due ragazzi che si conoscono nella Sarajevo di metà anni ’80, si sposano in Italia per poi tornare nei Balcani negli anni ‘90 con la volontà di lasciarsi alle spalle il dolore di non poter avere un figlio insieme, a causa della sterilità di lei, e infine vengono divisi proprio dalla guerra e dalle sue tragedie. Una trama che si propone di coincidere con l’intero arco della vita della protagonista, e perciò, come prevedibile, procede con un andamento molto frammentario ed episodico, nelle intenzioni della regia funzionale a raccontare solo i momenti salienti della sua esistenza.

Qui il primo dei difetti del film: quella che vorrebbe essere una sintesi, si tramuta in una sfilza di brevi sequenze costruite involontariamente in modo teatrale e patetico, con risultati manieristici e talvolta terribilmente kitsch, specialmente quando si tratta di rappresentare situazioni legate alla maternità e alla guerra (una visita ginecologica ripresa con luci che sembrano quasi da horror, colombe sopraffatte da bombe ecc). In secondo luogo, nel desiderio di mostrare tutto, alla fine allo spettatore si dà a malapena il tempo di sviluppare un trasporto verso i personaggi e la loro storia, o perlomeno un trasporto che vada oltre un superficiale pietismo. Se ci aggiungiamo la recitazione improponibile in italiano della pur brava Penélope Cruz, quella insopportabilmente sopra le righe di Emile Hirsch, e quella che si può a stento definire recitazione del figlio del regista, Pietro Castellitto, si avrà la proporzione dello scarso appeal di un film pomposo e strutturato in modo piuttosto discutibile. Oltre che ovviamente giocato tutto su presupposti strappalacrime non particolarmente sofisticati.

Venuto al mondo è nelle sale italiane dall’8 novembre, distribuito da Medusa Film.