A volte, magari spesso, il miglior cinema di genere si basa su una semplice idea, che attrae il pubblico e permette ai registi di elaborare storie interessante. Tower Block (fuori concorso in Rapporto confidenziale a Torino 2012), lungometraggio d’esordio del duo Reggie Thompson e James Nunn, parte propria da una singola, brillante idea, per realizzare un film di genere come si deve.
Nel palazzo di fronte alla Serenity House, fatiscente e sinistro condominio della periferia inglese, un cecchino, appostato chissà dove, trasforma l’edificio in una gabbia di morte dalla quale è impossibile fuggire. Riusciranno i residenti a mettere da parte paure, differenze e sospetti per trovare una via di fuga verso la vita? Scritto da James Moran, Tower Block è un thriller claustrofobico figlio di Carpenter che racconta la crisi abitativa inglese da cui nacquero le rivolte del 2011, attraverso il meccanismo del mistery.
Popolato da un gruppo di personaggi da manuale, tra disagiati e spacciatori, anziani e famiglie, sbruffoni e timorosi, il film mette in scena l’umanità di fronte all’abisso della disperazione, non solo per la situazione mortale che si trovano ad affrontare, ma anche perché costretti a sloggiare a causa della demolizione del palazzo: in questo contesto Thompson e Nunn descrivono le reazioni – velando la metafora politica – contro un nemico invisibile e minaccioso, quasi onnipotente. Non a caso, quando si scoprono ‘identità e motivazioni la tensione cade un po’.
Nondimeno, Tower Block è una pura scheggia di genere, che guarda al miglior cinema anni ’70 nei setting, nella costruzione, persino nelle musiche elettroniche di Owen Harris e che compendia gli elementi centrali per un thriller del genere: scrittura e messinscena, ritmo e tensione. E attori perfetti in ruoli “comuni” tra cui spicca Sheridan Smith, insospettabile John McClane al femminile. Nient’altro, ma basta e avanza.
News e recensioni dal Torino Film Festival solo su Screenweek. Restate con noi.