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Torino 2012 – A proposito di Maniac, Robot & Frank, The Pervert’s Guide to Ideology e Fin

Pubblicato il 29 novembre 2012 di Filippo Magnifico

Maniac Elijah Wood Foto Dal Film 01

Maniac di Franck Khalfoun

Ogni volta che sentiamo parlare del remake di un vecchio cult del passato le lamentele si sprecano. Il discorso è sempre lo stesso: viviamo un periodo talmente sterile di idee che l’unica via di fuga sembra quella di rifugiarsi dietro operazioni che, in un modo o nell’altro, cercano di andare sul sicuro? La risposta è, senza ombra di dubbio, sì. Eppure ci sono sempre quelle due o tre pellicole che si distinguono e che soprattutto, non si presentano come degli inutili risciacqui in salsa teen. Maniac, presentato nella sezione “Rapporto Confidenziale” del Torino Film Festival è appunto uno di questi. Il film diretto da Franck Khalfoun (suo il dimenticabile -2 Livello del terrore) è un horror in piena regola, pregno di violenza e contornato da un alone di tensione (non solo) psicologica difficile da ignorare. Un risultato decisamente buono, se si tiene anche conto che l’originale, diretto nel 1980 da William Lustig, è più che altro un titolo di nicchia, ben conosciuto dagli appassionati ma non famoso come i vari Nightmare, Non aprite quella porta e Halloween. Una menzione speciale la merita poi Elijah Wood, che per questo ruolo ha deciso di mettersi da parte (il film è praticamente tutto narrato in prima persona), accettando di comparire tramite alcuni espedienti che comprendono l’uso di specchi o superfici riflettenti (in uno di questi momenti viene anche citata la locandina del film originale). Viene da chiedersi che fine farà il suo lavoro una volta doppiato il film. Ma si accetta volentieri anche questo purché lo facciano uscire anche da noi. Qui trovate la nostra recensione.

Robot & Frank di Jake Schreier

Anche lui presentato nella sezione “Rapporto Confidenziale” e anche lui decisamente buono. Per essere una produzione indipendente il film diretto da Jake Schreier, accolto favorevolmente al Sundance Film Festival, può vantare un cast niente male, con nomi come Frank Langella e Susan Sarandon. Robot & Frank riesce astutamente a sopperire ad un evidente ristrettezza di budget con alcuni sapienti espedienti. Il film è ambientato in un futuro prossimo che, coerentemente con i progressi della tecnologia, non si discosta poi molto dal mondo in cui viviamo, se non per alcuni dettagli. Il robot del titolo non è stato realizzato in CGI, ma alla vecchia maniera, cosa che dona al tutto un’atmosfera retrò di sicuro impatto. Al resto ci pensa la storia, che vede il protagonista Frank Langella nel ruolo di un anziano ladro divorato dai primi segni dell’Alzheimer, che trova un’altra giovinezza nel momento in cui il figlio, per aiutarlo a sbrigare le faccende di tutti i giorni, gli regala un robot tuttofare. L’intesa tra i due nasce molto lentamente, ma raggiunge l’apice nel momento in cui cominciano a fare furti insieme. Divertente, delicato, mai banale e con un colpo di scena ben assestato. Sul finale è anche scesa una lacrima. Qui trovate la nostra recensione.

The Pervert’s Guide to Ideology di Sophie Fiennes

Presentato nella sezione “Festa Mobile”, il sequel di The Pervert’s Guide to Cinema, sempre diretto da Sophie Fiennes è un godibilissimo documentario che affronta il tema dell’ideologia passando attraverso il cinema e alcuni eventi storici particolarmente rilevanti. Mattatore assoluto di questa “lezione” il filosofo sloveno Slavoj Žižek, che passa di pellicola in pellicola attraverso un sapiente uso della scenografia e del montaggio. Žižek è di per sé un personaggio, ma ascoltarlo in questo contesto, impegnato a dare delle interpretazioni in chiave ideologica dei vari titoli coinvolti, è assolutamente divertente, come hanno dimostrato le risate del pubblico presente in sala. Una nota a parte la meriterebbe la sua cinica interpretazione di Titanic, il blockbuster diretto da James Cameron.

Fin di Jorge Torregrossa

Stando a quanto dichiarato dallo stesso regista, che ha introdotto la proiezione, questa pellicola, ispirata all’omonimo romanzo di David Monteagudo, è riuscita a conquistare il box office spagnolo piazzandosi al terzo posto nella prima settimana di programmazione (al primo posto c’è Twilight ma, come ha giustamente detto Jorge Torregrossa, con lui non si compete). Il film è stato presentato in anteprima nella sezione “Rapporto Confidenziale”, ma non è ruscito a suscitare lo stesso interesse scoppiato in patria. Come lascia ben intuire il titolo, la storia parla della fine, intesa come fine del mondo che noi conosciamo. Alcuni amici si riuniscono dopo tantissimo tempo in una casa sperduta nei Pirenei. Non se ne capisce bene la causa (la caduta di un meteorite?), resta il fatto che loro si ritrovano ad essere gli unici superstiti all’interno di un mondo completamente deserto. Se anche voi state pensando, come tutti del resto, ad un film post-apocalittico, vi sbagliate di grosso. Fin sembra l’estremizzazione di una delle migliori puntate di Lost. Dissemina interrogativi come se piovessero, piazza colpi di scena un tanto al chilo e finisce nel nulla. Non avendo letto il romanzo non è possibile avere un termine di paragone, ma il film non è stato decisamente esaltante.