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Roma 2012 – Michele Placido e Luca Argentero presentano Il Cecchino

Pubblicato il 12 novembre 2012 di Leotruman

Presentato oggi fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma il thriller Il Cecchino (Le Guetteur), la nuova pellicola diretta da Michele Placido (Romanzo Criminale). Si tratta di una produzione francese, realizzata anche con la collaborazione di Rai Cinema. Scritto da Cédric Melon e Denis Brusseaux, il film racconta la storia di una banda di rapinatori di banche, che in seguito ad uno scontro con la polizia si vedono costretti a cambiare i loro piani, rifugiandosi presso lo studio di un corrotto medico. Cacciati e braccati, il cerchio si chiude sempre più, mentre gradualmente viene portato alla luce il loro passato e la spirale discendente di violenza, che si scopre essere partita dalla guerra in Afghanistan.

Nel cast internazionale troviamo sia importanti attori francesi, come Daniel AuteuilOlivier Gourmet e Mathieu Kassovitz, ma anche volti noti del panorama italiano, come Violante Placido e Luca Argentero. Un film costato ben 14 milioni di euro, già uscito in Francia ma pronto a sbarcare anche in altri 22 mercati.

Il regista, insieme con la figlia Violante e Argentero, ha incontrato la stampa parlando a tutto campo, non solo della pellicola, ma anche della situazione del cinema italiano a livello produttivo, del suo prossimo progetto e anche della pazza idea di un film che racconti la storia di Dell’Utri! Presenti anche i produttori di Rai Cinema, che hanno lanciato un pericoloso segnale d’allarme sul cinema nostrano.

Questo film sancisce che tu sei un grande regista di action, quindi anche di film di genere. Se prima ci hai abituato con pellicole sempre a metà strada tra azione e melodramma, con componenti storiche e sociale, Il Cecchino è puramente di genere.

Michele Placido: Non è stata una scelta. Non mi ritengo un autore “alto”, ma un buon professionista. Così mi hanno chiamato i francesi, sono andato da loro e ho girato un film del quale non ho scritto un rigo. Bisogna sapere anche adattarsi. Tutto nasce ovviamente da Romanzo Criminale, che anche in Francia è stato un grande successo. Per questo ho fatto il film, anche per mettermi in gioco. Ma non pensate che abbia solo detto ciak o taglia: il rapporto con gli attori sul set, la collaborazione con gli sceneggiatori, e la costruzione dei personaggi è stata fondamentale. Avevo altri due-tre progetti, ma ho scelto proprio questo perché mi è più vicino. Tra i generi cinematografici che amo, questo è quello che amo più di tutti. Una bella esperienza.

Ti senti un regista migrante, che va dove lo porta il lavoro, ma non riesce a trovare soddisfazione in Italia?

MP: No. Ci sono progetti che mi interessano molto anche in Italia. Storie particolarmente interessanti a livello di cronaca e giuridico, sui collegamenti mafia-Stato. Ci sarebbe moltissimo da girare e raccontare. Anzi, sarebbe quasi un dovere affrontare alcune questioni e sono pronto a mettermi in gioco, come anche altri registi italiani sono pronti a fare. Se ci dessero maggiori possibilità, io mi lancerei volentieri. Farei ad esempio un film su Dell’Utri, che gli americani avrebbero già fatto. Non per metterlo sotto inchiesta, ma per esaminare meglio i fatti e la sua storia, per capire.

I film di denuncia in Italia vengono prodotti sempre meno per mancanza di produttori coraggiosi o perché gli autori preferiscono gettarsi sul redditizio genere della commedia?

MP: Tutto è collegato. Io penso che si ritornerà a farlo tra qualche anno, e saranno probabilmente i giovani a farlo, perché sono più incazzati e più consci. Ritengo però che dobbiamo fare uno sforzo tutti. Ci sono persone di buona volontà, c’è anche un Governo nuovo, che però non ha dato segnali positivi. Puoi dare segnali con la lotta evasione, o per una nuova etica, ma il processo di cambiamento deve passare necessariamente anche attraverso la cultura. Bisognerebbe mettersi a tavolino per cercare di raccontare la storia di Italia, la storia civile. Questo sarebbe un segnale interessante, garantendo la voglia di ricominciare e anche per i giovani.

Violante e Luca, siete tornati a lavorare con Michele Placido. Come vi siete trovati?

Luca Argentero: La chiamata di Michele è come una chiamata alle armi. Non si può dire di no. Reduce dall’esperienza de Il Grande Sogno, io so che non sono più stato lo stesso attore. Ogni volta che lavori con Michele, sai che imparerai delle cose. Mi ha chiamato a pochi giorni dalle riprese, e naturalmente avrei detto di sì anche se avessi dovuto fare il pescivendolo. È stato esaltante, anche perché tutti sognano impugnare pistola in un film. Un’esperienza bellissima, un film importante, un cast incredibile. Non solo per i grandi nomi, come Auteuil e Kassovitz, ma anche la banda dei rapinatori è composta da attori di grande spessore in Francia. Nomi incredibili, ho imparato davvero molto.

Violante Placido: Mi sono ritrovata su un set con Luca e con mio padre per la seconda volta. È un film maschile, con piccoli personaggi femminili che vivono però scene piuttosto intense e violente. È stato bellissimo avere la possibilità di confrontarmi con il cinema francese, con un’altra lingua. Avevo poche scene ma è stato qualcosa di costruttivo. In comune con mio padre ho un approccio di tipo istintivo.. Sul set, come nella vita, quando discutiamo è come un terremoto, ma è un processo creativo che mi appartiene, mi tira fuori emozioni e non fa paura. Anche Kassovitz ha questo approccio, è sanguigno, mentre sono rimasta affascinata dal magnetismo di Auteuil.

Il produttore Paolo Del Brocco ha poi parlato nuovamente della situazione del cinema italiano, lanciando un segnale di allarme.

Qui il problema è rieducare il pubblico ad un certo tipo di prodotto. Questo è un film importante, in Italia non si producono film di genere da molti anni. Non c’è l’attenzione del pubblico. È invece una delle tipologie di prodotto sulla quale bisognosa lavorare per riconquistare il pubblico. È interessante aprire i confini, ma ci troviamo in una situazione che è davvero problematica. Produciamo più di 40 film l’anno, ma non riusciamo a fare di più. Tutti si rivolgono a noi, e noi siamo sempre aperti alle proposte, ma più di tanto non possiamo! C’è un contesto di risorse si sta esaurendo e tra qualche tempo potrebbero nascere seri problemi.”

Infine Placido ha raccontato quale sarà la sua prossima pellicola, e non sarà un film politico ma una storia d’amore “importante” tratto da un testo di Pirandello. “Bisogna cominciare a riflettere, e sviluppare e programmare sempre più una cinematografia italo francese.ha continuato il regista “Loro vanno forte, nella commedia come nel dramma, ed è un’esperienza che fa riflettere viste le difficoltà“.

Fonte: ScreenWeek