Il peggior Natale della Mia Vita, la recensione in anteprima

Il peggior Natale della Mia Vita, la recensione in anteprima

Di Valentina Torlaschi

Il Peggior Natale della Mia Vita - il cast

Se il 2011 era stato l’anno della commedia italiana che, sulla strada spianata qualche mese prima da Benvenuti al Sud, aveva riportato nelle sale milioni di spettatori e fatto gridare (con un po’ troppa facilità…) alla rinascita del cinema nostrano, il 2012 sarà invece ricordato come l’anno dei sequel nazionali. Così, se nei primi mesi dell’anno sono usciti Benvenuti al Nord e Immaturi – Il viaggio, mentre siamo ancora in attesa de I due soliti idioti il prossimo 20 dicembre, ecco arrivare ora Il peggior Natale della mia vita. Il proseguo, ça vas sans dire, di La peggior settimana della mia vita.
Attenzione però che i termini di paragone siano subito chiari perché rispetto alle minestre riscaldate di Luca Miniero e Paolo Genovese, il capitolo numero due di Alessandro Genovesi in sala da giovedì 22 novembre è di certo più riuscito, pur non essendo privo di diversi difetti.

Come per i sequel già citati sopra, squadra che vince non si cambia. Al massimo, si sposta. Insomma stessi personaggi ma situazioni-ambientazioni diverse. Il peggior Natale della mia vita ripropone quindi la simpatica e stralunata coppia formata da Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi che, dopo i catastrofici preparativi del matrimonio del primo capitolo, sono ora alle prese con la nascita del primo figlio. Il tutto sullo sfondo delle vacanze di Natale che i due protagonisti, con una discreta controvoglia (soprattutto De Luigi…), si trovano a trascorrere nel castello in Valle D’Aosta di proprietà dell’amico di famiglia: il dottor Caccia (Diego Abatantuono). E lì, sotto lo sguardo sempre più allibito dei suoceri e dei padroni di casa, quell’idiota adorabile cha ha il volto beato di Fabio De Luigi riuscirà a disintegrare cose, case, persone, animali e chi più ne ha più ne metta…

A dirigere troviamo ancora Alessandro Genovesi: il giovane autore e regista (classe 1973) dello spettacolo teatrale Happy family da cui Gabriele Salvatores ha tratto l’omonimo film. Rispetto al primo episodio, in Il peggior Natale della mia vita la discendenza teatrale di Genovesi si sente decisamente di più: praticamente il 90% delle scene si svolge nel “palcoscenico” del castello, facendo del film una sorta di “commedia da camera” che si sviluppa in gran parte in interni. Inoltre, siamo davanti a una pellicola più corale, con tanti attori sempre in scena che innescano girotondi di equivoci. Un film che punta meno sui dialoghi (decisamente meno riusciti rispetto al primo capitolo) per esasperare ancora di più un umorismo slapstick che si nutre di scivoloni sul parquet, porte sbattute in faccia e scazzotate varie. Insomma una comicità fisica, di matrice inglese un po’ alla Mr. Bean, dove tutto è esagerato e (lievemente) grottesco.

Il Peggior Natale della Mia Vita Fabio De Luigi Diego Abatantuono Antonio Catania foto dal film 1

Certo le trovate comiche si ripetono un po’ troppo uguali e la storia è prevedibile, ma in un certo senso lo è volutamente. Non si ride perché qualcosa accade all’improvviso, ma per il modo in cui capita. Per parafrasare Hitchcock c’è qui una sorta di “suspance della risata”: se in un thriller lo spettatore sa che c’è una bomba sotto il tavolo, non è certo sorpreso quando la bomba esplode ma la sua attenzione è catturata dai personaggi che invece sono ignari del pericolo. Così, nel momento in cui il tacchino viene messo in una casseruola nello sgabuzzino e Fabio De Luigi deve andare in bagno e la luce salta… be’, si sa con certezza cosa accadrà. È vedere come accadrà e come la scena è interpretata da quel (bravo) attore a far innescare la risata.

Se per il primo capitolo si era parlato di commedia sofisticata, qui l’aggettivo non più così calzante. Piuttosto Il peggior Natale della mia vita è un film curato, di mestiere (diretto e recitato bene per intenderci). Non esilarante ma godibile. Con una visione a tratti dissacrante sul Natale e sulla morte; peccato non averla esasperata di più. Così come è un peccato non aver sfruttato appieno l’ottimo cast: funzionano bene le new entry Abatantuono, Laura Chiatti e Anna Bonaiuto, ok, ma quel “muso duro” di Antonio Catania è tenuto troppo a freno e manca di una gag forte come era quella del muretto nel primo film. E peccato anche per alcuni personaggi secondari, come il cameriere “voglia di lavorare saltami addosso” Dino Abbrescia e i due becchini Ale e Franz che avrebbero meritato qualche battuta in più…

Voto: 6/7

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