Pochi giorni ci separano dall’uscita di Lawless, la pellicola diretta da John Hillcoat (regista di The Road) e presentata al Festival di Cannes (qui trovate la nostra recensione).
Il film, che farà il suo ingresso nelle sale italiane il 29 novembre 2012, si ispira al romanzo The Wettest County in the World di Matt Bondurant e racconta la storia di una gang di teppisti che trasportavano liquori durante il periodo del >proibizionismo in Virginia.
Per l’occasione abbiamo deciso di proporvi un breve percorso, che ci accompagnerà durante questi giorni, dedicato a quelle pellicole che, in un modo o nell’altro, hanno affrontato il tema del proibizionismo. A molti di voi sarà già venuto in mente un titolo: Gli Intoccabili. ed è proprio con lui che abbiamo deciso di cominciare.
Nel 1987 Brian De Palma porta sul grande schermo la storia di Eliot Ness, l’agente federale che, con l’aiuto di un pugno di uomini meglio conosciuti come “Gli Intoccabili”, è riuscito a mettere in carcere Al Capone, ponendo fine ad un’ondata di terrore che, durante gli anni del contrabbando di alcolici, aveva travolto Chicago.
Per farlo si affida ad un cast capeggiato da Kevin Costner, all’epoca all’apice del suo successo. Con lui ci sono Robert De Niro, istrionico più che mai nel ruolo di Al Capone, e Sean Connery, che grazie ad una splendida interpretazione è riuscito ad aggiudicarsi un Oscar come migliore attore non protagonista.
Il risultato è un’opera che, come tutta la filmografia di De Palma, attinge a piene mani da anni e anni di cinema, fondendo i generi e dando luogo ad una serie di citazioni di cui la più famosa è sicuramente quella ambientata sulla scalinata della Central Station di Chicago, evidente omaggio alla Corazzata Potëmkin di Ejzenštejn.
Pur non rispettando alla lettera quanto accaduto in quegli anni, Gli Intoccabili è in grado di regalare momenti di cinema altissimo, che si concretizzano in potentissime sequenze – come il discorso sul baseball fatto da De Niro – o in semplici frasi, come quel “Sei solo chiacchiere e distintivo” pronunciato da Al Capone alla fine del film, diventato nel corso degli anni una sorta di intercalare.
A questo aggiungeteci le splendide musiche composte da Ennio Morricone e il gioco è fatto. Avete di fronte a voi un classico intramontabile.