Nell’attesa che Lawless, la pellicola diretta da John Hillcoat (regista di The Road) e presentata al Festival di Cannes (qui trovate la nostra recensione), faccia il suo ingresso nelle sale italiane, proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta di quelle pellicole che, in un modo o nell’altro, hanno affrontato il tema del proibizionismo. Dopo Gli Intoccabili e A qualcuno piace caldo, è il turno di un film che definire storico sarebbe riduttivo: C’era una volta in America.
Recentemente tornato nelle nostre sale in una versione director’s cut completamente restaurata e ampliata da alcune scene inedite, C’era una volta in America è considerato da molti – e a ragione – il capolavoro assoluto di Sergio Leone.
Ben 4 ore del più puro cinema, che vive delle atmosfere e del ricordo (una componente fondamentale all’interno di quest’opera) di un periodo che va ben oltre la semplice rappresentazione dell’epoca dei gangster e del proibizionismo, diventando una rievocazione del tempo che scorre inesorabile e che lascia tracce indelebili dentro ognuno di noi.
Sergio Leone ha impiegato ben 13 anni per scrivere la storia di questa pellicola e quasi un anno per girarla. Il risultato è un film dalle molteplici sfaccettature, che non si ferma ad una sola ed univoca interpretazione, comunicando con lo spettatore e coinvolgendolo all’interno della sua storia, che rivive nella mente del protagonista Noodles, interpretato da Rober De Niro.
“Sono certo di aver fatto C’era una volta il mio cinema più che C’era una volta in America”. Chi conosce l’opera di queste regista sa bene quanto sia vera questa frase da lui pronunciata. Una verità che per certi versi rattrista, perché stiamo sul serio parlando di un modo di fare cinema che, purtroppo, non esiste più.