Coppie impossibili, unite da malesseri profondi e laceranti, pronti a esplodere nella loro drammaticità. Una violenza che invece di spaventare attrae e tira a sé, quasi fosse tutt’uno con l’esistenza umana. Le prove da affrontare per riuscire a superare i propri istinti autodistruttivi. Il cinema di Jacques Audiard non smette mai di stupire per la sua enorme complessità e per un fascino che va oltre la semplice narrazione di storie o la creazione di atmosfere, per quanto il filmmaker francese sia maestro in quest’arte anche grazie alla collaborazione davvero speciale con Alexandre Desplat e con le sue musiche, in cui i sentimenti e le emozioni rappresentate sullo schermo vengono condensate e allo stesso tempo amplificate all’ennesima potenza. Il regista francese ha anche una capacità davvero unica di scavare sotto la pelle dei suoi personaggi, lasciando che da pochi gesti e parole trasudi un intero mondo di pensieri e pulsioni a volte strazianti.
Non fa eccezione il suo ultimo lavoro, Un sapore di ruggine e ossa, che pur affrontando una situazione completamente diversa da quella dei film precedenti (qui c’è il mare, tantissima acqua, il sole che brucia e sporca le immagini, il confronto con l’essere genitore anziché figlio), riesce a mantenere intatta la forza espressiva tipica di Audiard. È la storia stessa, stavolta, ad aiutarlo nell’impresa di costruire immagini inaudite e coraggiose: la bellissima e sensuale Stéphanie (Marion Cotillard) addestra orche marine in un parco acquatico, ma perde le gambe in un terribile incidente sul lavoro. Ali (Matthias Schoenaerts), invece, è uno sbandato che si trova improvvisamente a prendersi cura del figlioletto di 5 anni, con lavori precari da custode notturno e guardia giurata. La sua passione, però, è la lotta, e non disdegna gli incontri clandestini. In teoria sembrerebbero le due persone più distanti possibili, ma in realtà sono entrambi dotati di uno sguardo freddo sul mondo e di un’aggressività che li renderà indispensabili l’uno all’altra. Indispensabile a lei per trovare la forza di guarire dalle sue enormi ferite e accettare la propria fragilità; indispensabile a lui per imparare a lasciarsi ferire, non solo dai pugni ma anche dai sentimenti.
Per la forza del tema di partenza e anche per alcune novità di questo film, come le tante scene in esterni,Un sapore di ruggine e ossa e ossa perde forse un po’ della tensione e della forte carica emotiva di alcuni dei lavori precedenti di Audiard. In compenso sembra anche il risultato di un’evoluzione, forse di una ricerca di maturità. Per le dinamiche che si instaurano tra i due protagonisti, ad esempio, l’opera ricorda il meraviglioso Sulle mie labbra: anche qui abbiamo un personaggio femminile che si trova a essere diviso dal mondo a causa di una menomazione (lì era la sordità, qui la perdita delle gambe), e che subisce un’attrazione quasi simbiotica per un uomo violento, di cui riesce ad assorbire e allo stesso tempo alimentare la forza. E anche in questo caso lui è un emarginato che non riesce a riconciliarsi con la società. Stavolta, però, la posta messa in gioco da Audiard è più alta, non si tratta più solo di due persone adulte e sole, come schegge impazzite di una realtà in frantumi. Si parla anche di responsabilità, del bisogno di tenere insieme questo quadro in procinto di dilaniarsi. Si parla di paternità, dalla parte del padre e non del figlio, e della possibilità di trovare non solo un equilibrio distorto in cui riunire due anime perdute, ma una vera stabilità e una via di riscatto.
Forse preferivamo l’Audiard che non avrebbe mai chiuso un film con un “ti amo”, che non avrebbe mai permesso a Desplat di inserire del brio nei suoi temi musicali lancinanti, quello che non vedeva luce e speranza. Ma resta comunque un grande cinema e un grande regista, da cui non ci si stanca mai di essere ammaliati. Senza contare la caratterizzazione psicologica a dir poco sopraffina del personaggio di Marion Cotillard: un femminile complesso, trattato senza alcuna gentilezza ma mai banalizzato, e in cui è perfettamente possibile trovare un’identificazione al di là della malattia o della terribile perdita descritta nel film.
Un sapore di ruggine e ossa è nelle sale dal 4 ottobre, distribuito da Bim. QUI trovate il nostro commento dall’ultimo festival di Cannes, dove il film di Audiard è stato presentato in concorso.