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Quale festività migliore di Halloween per celebrare il nuovo episodio di American Horror Story Asylum, andato in onda mercoledì scorso su FX negli USA? E’ proprio un episodio a tema, come si evince già dal titolo Tricks and Treats (l’originale di dolcetto o scherzetto), che però fa fare un passo indietro a questa seconda serie.
Al centro dell’episodio c’è un misterioso assassino di donne che infesta la città la sera prima di Halloween: potrebbe essere Kit, ma le prime sequenze ci mostrano BloodFace in tutta la sua violenza. Nel frattempo, scopriamo qualcosa in più del dottor Alden, dalle sue creature che nutre assieme a sorella Mary fino ai suoi vizietti; e mentre continua la terapia/tortura a Lana, al manicomio un paziente è sospettato di essere posseduto.
Scritto da James Wong e diretto da Bradley Buecker, Tricks and Treats si prende il compito di presentare, dopo il contesto di partenza, tutte le trame e sotto-trame che comporranno la stagione, ma così facendo toglie fiato all’atmosfera, alla tensione, agli intrecci stessi.
Aperto da BloodFace che accoltella Leo, per poi fare la medesima cosa con una sfortunata ragazza in casa, 50 anni prima, l’episodio sembra più un contenitore nel quale estremizzare gli intrecci e soprattutto i luoghi comuni del horror che si è deciso di trattare: il manicomio che diventa fabbrica di mostri si vena di costanti allusioni sessuali, dalla ninfomania di Chloe Sevigny all’omosessualità di Lana che infatuata di una paziente ne ostacola la fuga, il sadismo esasperato di tutti i personaggi, persino un grande classico come il demonio e l’esorcismo, trattato in modo davvero pleonastico.
Fino ad arrivare al dottor Arden, di cui scopriamo le fantasie sessuali con una prostituta che si veste da suora, a cui seguirà anche una specie di avance a Mary, ma che rivela che forse, l’assassino di donne potrebbe essere lui. Il suo rapporto con la sessualità sul luogo di lavoro echeggia quello di sorella Jude, di cui vediamo un flashback della sua disperata vita prima di prendere i voti (culminata con un tragico incidente stradale). Ma tutto questo non fa altro che appesantire una struttura che in modo meno disinvolto e acuto della prima serie, accumula e confonde, che anziché svolgere il racconto, allinea tutto sperando che prima o poi prenda forma. Così facendo però relega molte delle sue parti all’inutilità, come il prologo contemporaneo, che dura 30 secondi e viene dimenticato. Speriamo non sia così per il prossimo episodio, di cui vediamo un promo.
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