Sta per arrivare di nuovo sui nostri schermi quello che ormai è quasi un “classico” dell’animazione recente: il meraviglioso Alla ricerca di Nemo, sarà infatti redistribuito in tre dimensioni dal 25 ottobre, a quasi 10 anni dalla sua prima comparsa nei cinema che gli valse un grande successo di critica e pubblico, nonché un Oscar come miglior film di animazione. In occasione dell’evento, abbiamo intervistato Mark Walsh, animatore Pixar e regista del vivace cortometraggio Non c’è festa senza Rex, che precederà Alla ricerca di Nemo 3D nelle sale. Il protagonista, è il simpatico e un po’ impacciato dinosauro parte della gang di giocattoli di Toy Story, per la prima volta al centro di un’avventura tutta sua in una terra mai esplorata prima d’ora: la sala da bagno! Abbiamo chiesto a Walsh di parlarci del corto e della propria esperienza allo studio di animazione, in concomitanza con la sua partecipazione al VIEWFest di Torino di cui è stato ospite la scorsa settimana.
Mark Walsh, Alla ricerca di Nemo è il primo film Pixar ad avere una nuova uscita in 3D. Secondo lei perché è stato scelto e siete emozionati per l’evento dalla Pixar?
Personalmente sono molto emozionato. In realtà, Alla ricerca di Nemo è proprio il film che tutti avremmo voluto fare in 3D sin dalla sua realizzazione. Molti dei riferimenti visivi che abbiamo usato erano film girati per l’IMAX in 3D. Inoltre, gran parte della storia è ambientata sott’acqua, e pensavamo che sarebbe stato bellissimo vedere i pesci nuotare dritti fuori dallo schermo verso il pubblico. Trovo magnifico che ora, dieci anni più tardi, ci siano le tecnologie per avere tutto questo senza sacrificare nulla a livello visivo. Oggi, grazie al digitale e alle migliorie ai proiettori, possiamo essere sicuri che i colori sullo schermo siano esattamente come quelli che escono dagli studi della Pixar. Il 3D oggi può letteralmente immergere il pubblico nel film, e questo vale tanto di più per Nemo. Che tra l’altro è uno dei miei film preferiti, come animatore. È stato molto bello lavorarci perché è pieno di colori, ha una bellissima storia emozionante, ma allo stesso tempo è divertente e vanta personaggi straordinari.
Per il pubblico perciò sarà un’esperienza completamente nuova?
Penso proprio di sì.
Può dirci qualcosa di più sul sequel di Alla ricerca di Nemo, che è stato annunciato alla Pixar?
Purtroppo non posso dirvi di più, anche perché non ne so praticamente nulla. Ho passato così tanto tempo a lavoro sul corto Non c’è festa senza Rex che sono davvero poco informato sul sequel, penso che la stampa abbia molti più dettagli di me.
In pratica sì. Prima ho selezionato tre idee di John Lasseter per un corto di Toy Story, e poi ho scelto quella incentrata su Rex, che era senza dubbio la mia preferita. Prima di tutto perché Rex è un personaggio dolcissimo: è sempre l’insicuro del gruppo, ha un sacco di complessi, ha le braccia piccole… Avevo proprio voglia di giocare un po’ con lui, e anche con i nuovi personaggi che compaiono per la prima volta in questo corto. Non c’è festa senza Rex è ambientato nella stanza da bagno, e lì ci sono un sacco di giochi che galleggiano. Non hanno braccia né gambe, per cui non possono andarsene in giro come Buzz o Woody: devono starsene lì buoni buoni, aspettando che sia di nuovo l’ora del bagnetto. Beh, era una cosa davvero nuova e interessante. Tutto sta nell’incontro di queste due idee, più nelle musiche meravigliose che sono state appositamente create per il corto dal compositore BT, e che danno proprio un’atmosfera di festa.
Il corto in effetti è incredibilmente colorato, con tanto ritmo, a tratti ricorda un videoclip. È stato più difficile o più divertente da realizzare?
Beh la musica è come un altro personaggio del corto. Di solito lo score arriva dopo il completamento del film, mentre stavolta BT è stato invitato a dare il proprio contributo sonoro ancora prima che venissero cominciate le animazioni. Ecco perché tutto va così a tempo e perché i giocatoli da bagno sembrano proprio ballare sulla musica. Il che è piuttosto divertente.
Oggi la computer grafica è praticamente il nuovo standard dell’animazione. Quanto è difficile per la Pixar, e per voi animatori, mantenere l’unicità di questo studio?
La domanda è interessante. Il medium ormai è esploso: all’inizio c’era solo Pixar, poi Pixar e DreamWorks, poi ancora Pixar e Blue Sky… La tecnologia si è ampiamente diffusa e ormai tutti usano la CGI. Basta guardare a film come Avatar, o lo stesso Rapunzel: davanti a titoli come quelli anche noi rimaniamo ammirati e ci sentiamo spinti a dare di più. Rimanere al passo con le incredibili creazioni visive di oggi è senza dubbio una sfida per chiunque operi in questo settore. Ciononostante, rimango convinto che gli spettatori vadano al cinema soprattutto per le belle storie. Avatar ha una grafica spettacolare, ma senza una storia abbastanza forte da coinvolgere il pubblico non avrebbe avuto lo stesso successo. E credo che questo sia proprio il punto di forza della Pixar: la capacità di far sposare le tecniche di CGI più all’avanguardia con delle storie con cui gli spettatori si possono identificare, che lascino loro qualcosa di speciale da portare con sé anche fuori dalla sala, che magari parlino della loro vita ma da un punto di vista diverso. La tecnologia è in continua evoluzione, trovare il cuore di un film è quello che fa la differenza per titoli come Alla Ricerca di Nemo, Ratatouille, Gli Incredibili, ma anche di cortometraggi come Non c’è festa senza Rex o La luna. Toy Story, ad esempio, è ancora un film molto amato, nonostante la grafica sia terribile se messa a confronto con gli standard attuali. La sua storia lo rende senza tempo.
Qualche curiosità o aneddoto che associa al making of di Alla Ricerca di Nemo?
Ricordo che, come per ogni film, abbiamo fatto molte ricerche prima di cominciare la realizzazione. Ma quella volta è stato particolarmente divertente perché abbiamo consultato un esperto del moto dei pesci, molto esaltato dal fatto che qualcuno finalmente si interessasse al suo lavoro. Era un po’ buffo, ma ci ha insegnato un sacco di cose, ad esempio la differenza tra i pesci piatti e sottili che per spostarsi fanno “flap flap” con le pinne, e perciò sono detti “flapper”, e quelli come Nemo che invece sono più rotondi e che muovono le pinne avanti e indietro per spingere via l’acqua. Al di là dei dettagli, ricordo questo signore con questo mestiere strano, contentissimo di poterci illustrare i risultati delle sue ricerche di cui non si cura mai nessuno.
Alla ricerca di Nemo 3D uscirà nelle sale italiane a partire dal 25 ottobre. Potete rimanere aggiornati cliccando Mi Piace sulla pagina Facebook italiana del film.