Pietà: nell’immaginario comune, la figura di una madre che piange il proprio figlio. Ma se questo pianto si estendesse anche verso l’inaudito, verso l’assassino della propria carne, fino a riaccoglierlo nelle proprie braccia come un figlio stesso? È un’immagine potente quella offerta da Kim Ki-duk nel suo ultimo film, intitolato per l’appunto Pietà, che trasferisce la purezza divina di una figura marianica nella desolazione e la decadenza di una zona industriale della Corea contemporanea, dove il denaro (o la mancanza di denaro) tutto corrompe e tutto distrugge.
Protagonista della storia è uno strozzino, Kang-do, che si aggira nel degradato quartiere di Cheonggyecheon, a Seoul, terrorizzando e storpiando gli artigiani che non riescono a ripagare i propri debiti, gravati da interessi usurai. Freddo, cinico e apparentemente impenetrabile a qualsiasi supplica e compassione, il solitario Kang-do viene però messo alla prova da un incontro sconvolgente: quello con una madre scappata quando lui era piccolo, e mai conosciuta fino a quel momento. Un donna strana, estremamente ferrea nella sua volontà di riconciliazione, ma anche segnata da espressioni di profondo dolore, che sembrano voler racchiudere tutta l’umanità che il ragazzo ha perduto mettendosi a servizio di un sistema in cui il valore supremo, in fin dei conti, è rappresentato solo dai soldi. Le lacrime le escono da occhi spalancati e inermi, come quelli di una statuina della Madonna che osserva l’incarnazione del male senza poter intervenire in alcun modo se non assorbendolo, e riversandolo all’esterno con il suo stesso pianto. Ma come sempre nei film del regista sudcoreano, niente avviene secondo un sentiero prestabilito e niente è ciò che sembra, tantomeno questa sorta di Maria addolorata che in realtà non porta con sé i peccati del mondo ma agisce di nascosto come un angelo della morte.
Questo, lo ricordano gli stessi titoli di testa, è il 18° film di Kim Ki-duk: un numero forse significativo, in quanto il regista abbandona i percorsi deliranti e le narrazioni labirintiche tipiche di alcune opere precedenti, per sposare uno schema di racconto più classico, più immediatamente fruibile. Il film ne perde un po’ in visionarietà, ma rimane comunque un’opera dal clima tragico e mistico allo stesso tempo, dove le atmosfere rarefatte e il tocco sempre delicatissimo del regista si mischiano a un simbolismo dalla forza quasi commovente. Merito anche della splendida interprete protagonista, Jo Min-Su, che riesce a rendere perfettamente tutte le sfumature di un personaggio che passa dalla santità alla crudeltà, come furia divina che si abbatte sui servitori del denaro e di un capitalismo macchiato di sangue.
Pietà farà il suo ingresso nelle sale italiane il 14 settembre distribuito da Good Films. QUI potete trovare la nostra intervista a Kim Ki-duk, mentre vi ricordiamo che anche quest’anno ScreenWeek.it è in Laguna e seguirà da vicino la 69° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Cliccate sul riquadro sottostante per leggere tutte le news dal Festival e le recensioni. Seguiteci inoltre su Twitter e Instagram grazie alla tag #Venezia69SW.