Raccontare l’Italia dei favori sessuali, delle raccomandazioni, dei giovani e soprattutto delle giovani abbagliate da sogni di successo che passano obbligatoriamente per il salotto di un “Onorevole” in qualche palazzo del centro. Questo è l’intento di Un giorno speciale, il film diretto da Francesca Comencini e liberamente adattato per il grande schermo a partire da un romanzo di Claudio Bigagli. Un compito non facilissimo, proprio per la notorietà di tematiche ultimamente alla ribalta e spesso usate per riempirsi la bocca di retorica. Nonostante le molte critiche ricevute su questo fronte dopo la presentazione alla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (dove era in Concorso), Un giorno speciale presenta comunque qualche lato di interesse, e merita perciò di non essere liquidato solo come banale e girato frettolosamente.
La storia al centro del film è quella di due ragazzi della periferia romana, simili per attitudine ed estrazione, che compiono un viaggio in macchina dai confini al centro della città, attraversando zone apparentemente molto diverse, ma in pratica legate come se fossero l’una la logica conseguenza dell’altra. La ragazza, Gina, è una diciannovenne che sogna una carriera nel mondo dello spettacolo, aiutata anche da un misterioso agente di cui non si spiega mai bene la funzione. Lui, Marco, è un ragazzotto che è appena riuscito a farsi piazzare in un posto da autista, e ha il compito di accompagnare la sua coetanea a colloquio con un parlamentare. Entrambi insicuri, spaesati e non proprio convinti del destino che li attende, trascorreranno insieme una giornata tra i luoghi a loro familiari e le affollate vie del centro, dove l’unica cosa rimasta non è la bellezza dei monumenti, algidi e muti, ma le vetrine degli status symbol verso cui le nuove generazioni sono sospinte in continuazione, senza nemmeno un vero perché.
Semplice nella costruzione e incentrato in maniera quasi totalizzante sui suoi protagonisti (interpretati da attori esordienti o quasi come Giulia Valentini e Filippo Scicchitano), Un giorno speciale segue una linea narrativa scarna e fatta di battute dal carattere popolare, volte a delineare con grande chiarezza i caratteri dei due ragazzi, cui il film non concede quasi nessuna qualità. Se alcuni hanno visto un tentativo di giustificare il personaggio di Gina, soubrettina di umili origini che la stessa madre sospinge verso la corruzione dello showbiz, in realtà né la sceneggiatura né tantomeno lo stile del film sembrano offrirle una possibilità di riscatto, semmai una sorta di tragicità che consiste nella costante consapevolezza del “compromesso” a cui sarà costretta alla fine di questa giornata trascorsa in vacanza dalla propria vita. Una freddezza, quella della regia, che tra l’altro si estende anche alla città di Roma, il cui centro non è fotografato attraverso alcun lirismo, ma mettendo in luce il caos straordinario di persone e merci che lo abita.
A smorzare il carattere infinitamente amaro del film, interviene giusto lo sguardo non troppo severo della Comencini, in grado di far emergere comunque l’umanità di due ragazzi un po’ impreparati al marcio che hanno intorno. Rimane comunque il fatto che Un giorno speciale, pur non presentando un linguaggio cinematografico difficile, riesce a restituire la complessità e la tragedia di un’Italia immersa nello squallore: un Paese ormai piatto, a una sola dimensione come le (brutte) immagini in stile televisivo, a cui nemmeno la grandezza dei monumenti riesce a restituire profondità. Non un capolavoro della cinematografia italiana, ma un film molto più onesto e incisivo di quanto non voglia lasciar intendere.
Un giorno speciale farà il suo ingresso nelle sale italiane il 4 ottobre, distribuito da Lucky Red. Vi ricordiamo che QUI potete trovare la nostra intervista a Francesca Comencini e ai protagonisti del film, realizzata in occasione della 69° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.