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Il risolutore, il commento alla nuova serie in onda su Fox

Pubblicato il 24 settembre 2012 di emanuele.r

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The Finder, colui che trova, è diventato Il risolutore. Svarioni e semplificazioni della traduzione italiana che danno una vena violenta a una serie che invece si presenta nel modo opposto: cominciato da qualche settimana su Fox, è una sorta di spin-off di Bones, i cui personaggi sono stati presentati durante la 6^ stagione e che rispetto alla serie madre varia moltissimo temi, toni, racconto.

Protagonista è Walter, ex militare ferito alla testa con la straordinaria capacità investigativa di ritrovare oggetti e persone scomparse. Assieme a lui a risolvere i casi, il fido Leo, la ribelle Willa e il vice-sceriffo Isabel: per esempio, nel pilot Chi cerca trova (An Orphan Walks into a Bar), un giovane soldato gli chiede di trovare il padre perso forse in un giro di traffici illeciti.

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A prima vista, la serie creata da Hart Hanson – creatore anche dell’originale – sembra un altro NCIS, con casi marziali e tecniche scientifiche, invece Il risolutore è un classico procedurale investigativo in cui la detection tipica si riappropria del suo ruolo contro la tecnologia (nella prima sequenza, il robotino di Walter viene fatto fuori).

Le differenze con Bones risaltano fin dai titoli di testa, in cui all’elettronica della serie madre si sostituisce il southern rock, ma si notano davvero da subito: l’ambientazione sudista, calda umida e povera invece di asettici e ultra-tecnologici laboratori, hard boiled quasi classica invece di nuove investigazioni scientifiche, humour a tratti sfacciato (la scena sulla nave con Amanda Denaris) invece dell’ironia sottile, dinamiche personali schiette e relativamente semplici invece di complicati meccanismi.

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Tutto queste differenze però non fanno fare al Risolutore lo scatto in più che porta un prodotto medio a farsi seguire per più di un paio di episodi, vuoi per i casi particolarmente scialbi o per le alchimie tra attori che non sempre funzionano. Allora la serie vale per la presenza a inizio pilot del grandissimo John Fogerty dei Creedence Clearwater Revival, che canta e recita dopo che Walter gli ritrova la chitarra, e per la prova del compianto Michael Clarke Duncan nei panni rassicuranti e granitici di Leo. Tutto il resto, si ricorda a fatica.

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