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Lo Squalo: intervista all’art director Joe Alves!

Pubblicato il 16 agosto 2012 di laura.c

Nel giugno del 1975, una creatura terrificante comparve sugli schermi statunitensi per poi arrivare a conquistare il pubblico mondiale. Si tratta de Lo Squalo, l’opera che oltre a potersi vantare di aver spaventato generazioni e generazioni di spettatori, ha il merito di aver lanciato la carriera di uno Steven Spielberg all’epoca sconosciuto. A quasi 40 anni di distanza, il film sta per tornare ora in versione completamente restaurata e in Blu-ray (a partire del 22 agosto) come parte delle iniziative adottate da Universal per festeggiare i suoi 100 anni di cinema e di storia. Abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa del film a Joe Alves, art director del primo e del secondo capitolo del franchise, nonché regista del terzo e penultimo installment della serie, Lo Squalo 3D.

Joe Alves, Lo Squalo è uscito nel 1975, ma ancora oggi funziona alla perfezione. Secondo lei qual è il segreto del film e del franchise?

Non saprei dirlo, probabilmente dipende da come è stato realizzato questo film, in cui all’inizio gli Studios non credevano affatto. Non solo abbiamo costruito questa macchina pazzesca che ero Lo Squalo, ma abbiamo girato tutto in scenari realistici, nell’oceano, dando il massimo. Penso che questo sia il motivo per cui il pubblico lo apprezza ancora oggi.

Dopo Lo Squalo è difficile guardare il mare allo stesso modo. Come siete riusciti a spaventare così tante persone e così tanto?

È una cosa curiosa. Mi è capitato spesso di incontrare persone che mi dicono “Non posso più entrare in acqua dopo aver visto questo film”, ma per noi Lo Squalo era semplicemente un progetto cinematografico, anche se molto complicato. Era una sfida, nessuno aveva mai costruito niente del genere, inoltre abbiamo lavorato in mare e ogni giorno di riprese c’era qualche ostacolo da superare. C’è poi da dire che quando vedevamo il girato, c’era sempre il rumore fortissimo del meccanismo dello squalo in funzione, ed era tutto tranne che spaventoso. Anzi, era piuttosto buffo, ci faceva ridere molto. Ovviamente, tutti speravamo che una volta montato, con il sonoro e le musiche, avrebbe avuto un effetto diverso sul pubblico, ma nessuno di noi si aspettava, né tantomeno sperava, di spaventare la gente a morte. E poi non bisogna dimenticare che episodi simili succedono anche nella realtà, per cui il film ha anche l’effetto di amplificare la normale paura di essere morsi da uno squalo.

Quest’anno il film è stato proiettato al Festival di Cannes nella sezione classici. Si sarebbe mai aspettato di vedere Lo Squalo lì?

No e in effetti è strano che lo abbiano proiettato ora, a quasi 40 anni dall’uscita.

Questo perché ormai è un classico. E forse lo è proprio perché in questi decenni è cambiato molto nel modo in cui si fanno i film. Come art director, pensa che abbiamo perso qualcosa con tutta questa computer grafica e gli effetti speciali digitali?

È una questione interessante. Ho lavorato a due film di animazione in CGI, una decina di anni fa, e lì abbiamo programmato tutto al computer, dai personaggi alla scenografia. Da allora la tecnologia si è molto evoluta e si vedono sempre più film che la utilizzano. Il punto è che con la CGI si può fare tutto, ma forse anche troppo. Con Lo Squalo abbiamo costruito i macchinari e girato in mezzo all’oceano: tutti possono facilmente accorgersi che si tratta di vera acqua, senza green screen o altro, ma il film funziona benissimo e spaventa ancora oggi. Qualche anno fa è stato fatto un film con gli squali modellati al computer, e non ha avuto assolutamente lo stesso effetto. Secondo me la differenza sta proprio nell’aver girato in acqua e nell’aver costruito tutti gli elementi essenziali del film, come lo squalo, la barca ecc. A volte le immagini modificate o create in CGI sono così perfette e così pulite che sembrano finte, oppure semplicemente non riescono a suscitare lo stesso coinvolgimento dei vecchi film.

Cosa ci dice del Blu-ray del film, di prossima uscita per l’home video?

Personalmente non sono stato coinvolto, ma credo che la nuova versione sia semplicemente restaurata, senza modifiche. Anche perché non riesco a pensare ad alcun possibile cambiamento, ad alcuna scena tagliata da aggiungere rispetto alla versione originale del 1975, perfetta così com’è.

Sa che l’attrazione de Lo Squalo è stata chiusa solo pochissimi mesi fa agli Universal Studios di Orlando? Che effetto le ha fatto la notizia?

Non penso di poter dire che le attrazioni dei parchi abbiano un qualsiasi “effetto” per me. In realtà non ho mai visto l’ultima versione dell’attrazione, anche se mi hanno detto che era molto migliorata. Quello che posso dire è che quando il film venne distribuito nelle sale, lo studio non aveva alcuna fiducia nella sua riuscita. I modelli meccanici dello squalo vennero praticamente abbandonati e la barca venduta per un prezzo ridicolo. Quando il film cominciò ad avere successo si decise però di farne un’attrazione, così lo studio dovette ricomprare la barca per tre volte il suo valore e costruire un nuovo squalo. Ma per dare ancora maggior richiamo all’attrazione sono state cambiate molte cose: i denti dello squalo, ad esempio, sono stati fatti in modo da sembrare più spaventosi. Lo stesso modello costruito fu poi di nuovo abbandonato dagli Studios… Per farla breve, non mi ci sono mai davvero riconosciuto e non mi ha fatto un grande effetto la notizia della chiusura.

Quali sono i ricordi più belli delle riprese de Lo Squalo?

Senza dubbio l’atmosfera della location, Martha’s Vineyard, che è un’isola meravigliosa. Ci sono poi alcune riprese che ci hanno entusiasmato di più, perché sembravano proprio vere ed erano grandiose, come quello in cui lo squalo aggredisce la barca. Ma non saprei scegliere un momento particolare, l’intera esperienza è stata meravigliosa. È stato un lavoro duro ma anche per questo memorabile. L’anno scorso è uscito il libro “Jaws: Memories from Martha’s Vineyard”, con la prefazione di Steven Spielberg, e lì ci sono molte cose interessanti a proposito del making of de Lo Squalo.

Pensa che si farà mai un altro sequel e le piacerebbe prendervi parte, avendo tra l’altro diretto il terzo film della serie?

Non mi sembra ci siano molte probabilità per un sequel. Sapete come si dice: si continuano a fare i film finche si fanno i soldi. Lo Squalo ovviamente fece davvero molti soldi, e così il secondo. Il terzo, quello che ho diretto, ha incassato quasi 100 milioni di dollari, mentre per il quarto si aspettavano molto di più e invece andò in perdita. Per questo non credo che sia verosimile un sequel. Magari si potrebbe fare un prequel, ma credo che solo Spielberg potrebbe esserne in grado. In ogni caso dovrebbe avere un approccio completamente diverso dai precedenti, altrimenti avrebbe davvero poche chance di risultare interessante. Personalmente non mi sembra il caso, soprattutto per quanto riguarda un mio coinvolgimento: credo proprio che tre film siano abbastanza. Ve lo assicuro, c’è una vita perfino dopo Lo Squalo!