Il finale dell’episodio precedente di True Blood (lo trovate qui) si chiudeva, come sempre, sull’attimo più bello: quello in cui Eric sta per assaltare la gola di Russell. Ma ovviamente il sadismo di Alan Ball e degli autori di True Blood ci ha fatto attendere una settimana e un episodio, nel quale succede di tutto compreso un gran colpo di scena finale. E che ha al centro sempre lui, Russell Edgington.
Dopo la bagarre nel suo rifugio, protetto da lupi drogati di V – come prevedeva Alcyde, infatti arriva l’Autorità a prelevare l’ex re folle e a portarlo al sicuro prima di giustiziarlo. Nel frattempo, Sookie è coinvolta dal fratello a tornare dalle fate, per scoprire la verità sui genitori, Terry è terrorizzato dalla maledizione di Ifrit, Sam e Luna sopravvissuti alla sparatoria devono far fronte alla fuga di Emma e Hoyt, dedito all’auto-distruzione, crede ancora di poter stare con Jessica.
Insomma un episodio vecchio stile questo Hopeless, scritto dal creatore e showrunner Alan Ball e diretto da Daniel Attias, pieno di fatti e di linee narrative, che però sanno far spazio al vero cuore della stagione, ossia l’Autorità, la sua lotta per il potere attraverso la religione, la sua vera faccia dietro le apparenza concilianti.
Essendo il 6° episodio il giro di boa della stagione, va da sé che è in Hopeless che dobbiamo trovare il cuore dell’annata: se da una parte abbiamo l’istituzione laccata ma in fondo marcia di Roman e Salome e dall’altra il fanatismo terrorista di Nora e dei sanguinisti, nemico conclamato e quindi accettato da potere, la vera spina nel fianco è l’edonista Russell, l’ateo bramoso di piacere e sangue umano che rinnega tanto l’Autorità degli umani quanto quella di Lilith e dei vampiri, un anarchico inaccettabile e che non si può non far fuori, se si vuole proseguire la remunerativa guerra proclamata dall’Autorità (che nasconde però anche il discriminato omicidio di testimoni umani, come nella scena del bus). Ma poco prima dell’esecuzione celebrata da Roman, Nora – visitata da Eric – invoca il compimento del piano di Dio attraverso Lilith e, mentre esulta estatica, quando Roman cerca di attivare l’iStake (il paletto elettronico attivato tramite un applicazione dell’iPhone, idea geniale), l’aggeggio s’inceppa e Russell prende in mano un paletto reale e trafigge il capo dell’Autorità.
Finale stupefacente che non può non rivoluzionare da qui in poi l’intera seconda metà di stagione: nel frattempo anche gli altri personaggi si danno da fare, senza speranza come dice il titolo. Soprattutto Terry, che dopo aver visto Ifrit, il demone di fuoco figlio della maledizione subita in guerra, sa di essere perseguitato e deve scappare da Bon Temps, salutando con commozione Arlene; mentre Luna, sopravvissuta con Sam (che aiuta lo sceriffo a dare la caccia ai giustizieri), deve decidere se concedere all’ex-suocera di vedere la nipote Emma, che l’ha raggiunta sotto forma di lupo; per non parlare di Hoyt, che dopo aver visto Jessica e Tara picchiarsi per lui, fa alla rossa vampira la più patetica e umiliante dichiarazione d’amore – non corrisposta – di tutti i tempi e si concede alla morte e all’autodistruzione, se non arrivassero un gruppo di vigilanti con le maschere di Obama a salvarlo.
Ma ovviamente, i guai più grossi seguono Sookie, che dopo essersi salvata da Russell e aver vissuto sulla propria pelle il rifiuto (indotto dalla malia vampiresca di Eric) di Alcyde – che decide di diventare il nuovo capobranco per salvarlo dall’influenza vampiresca -, segue il fratello nel night club fatato dove ha appreso la verità sulla morte dei genitori. Ma tanto le fate, quanti i vampiri ci scommettiamo, non renderanno ai fratelli Stackhouse la vita facile.
Ancora un ottimo episodio in una stagione sempre migliore, non solo divertente e avvincente nei singoli episodi e nelle singole sequenze, come sempre, ma anche solida e compatta negli archi stagionali che paiono, una volta tanto, avere una visione e un indirizzo compiuti. Come addio per Ball, potrebbe essere un addio coi contro fiocchi.
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