John Carter, l’eroe nato dalla visionaria penna dello scrittore Edgar Rice Burroughs (lo stesso di Tarzan), e portato sul grande schermo da Disney e dal regista Andrew Stanton, sta per arrivare direttamente da Marte al salotto di casa. L’epico film uscirà infatti il 6 giugno in Blu-ray 3D, Blu-ray Disc e Dvd, con tanti contenuti speciali tra cui scene tagliate e un approfondimento intitolato 100 anni di preparazione, che racconta nel dettaglio non solo la genesi dell’opera cinematografica, ma anche del racconto La principessa di Marte (conosciuto anche con il titolo Sotto le lune di Marte). Si tratta del primo nella saga letteraria di John Carter, e più in generale del primo romanzo creato da Edgar Rice Burroughs, destinato non solo a lanciarne la carriera di scrittore, ma anche il ruolo di precursore del genere fantascientifico. Un’influenza che nello speciale della versione home video è testimoniata anche dal regista e attore Jon Favreau, che ne mette in luce i punti di contatto con Superman e Star Wars, mentre Willem Dafoe (una delle voci originali del film), si spinge anche a citare il recentissimo Avatar.
In occasione dell’uscita di John Carter in Dvd e Blu-ray abbiamo avuto modo di intervistiate in esclusiva Jim Sullos e Cathy Wilbanks, rispettivamente presidente e responsabile dell’archivio della Edgar Rice Burroughs Inc., la società che si occupa ancora oggi di gestire i diritti e tutto ciò che concerne l’ampio patrimonio letterario lasciato dallo scrittore.
Jim, Cathy: cosa penserebbe Burroughs di questo adattamento cinematografico di John Carter?
Jim Sullos: Burroughs sarebbe estremamente soddisfatto dell’accuratezza con cui il film riproduce molti dei dettagli presenti nel romanzo La principessa di Marte. E sarebbe di sicuro meravigliato di come la tecnologia di oggi, grazie allo sviluppo della CGI, consenta di fare finalmente giustizia al frutto della sua fervida immaginazione.
Cathy Wilbanks: Credo che Burroughs sarebbe rimasto molto colpito dal film. Lui scriveva per intrattenere i lettori, e a questo scopo riempiva le sue storie di sequenze d’azione. Credo che John Carter abbia saputo cogliere molto bene questa sua caratteristica.
Cosa ne pensava Burroughs, in generale, degli adattamenti cinematografici delle sue opere?
J. S.: Burroughs era abbastanza frustrato dall’interpretazione che Hollywood ha spesso dato delle sue creazioni letterarie. Ci sono stati tantissimi film di Tarzan, ma praticamente nessuno ha mantenuto la linea narrativa che lo scrittore ha stabilito nei suoi 24 racconti. A un certo punto Burroughs si è anche rifiutato di accettare altri adattamenti ed è arrivato a produrre una sua versione cinematografica ispirata al personaggio, vale a dire Tarzan’s New Adventures, del 1935. Dopo una dozzina di film, finalmente Tarzan tornò a essere il vero Lord inglese descritto dal suo autore.
C. W.: Edgar Rice Burroughs si trasferì da Chicago alla San Fernando Valley nel 1919 proprio per essere più vicino alla scena di Hollywood. All’inizio era molto entusiasta del fatto che la sua opera approdasse al cinema, ma una voltainiziate le riprese, si rese conto ben presto di dover cedere molto del controllo sulla rappresentazione dei suoi personaggi. Quella di Tarzan, appunto, gli dava piuttosto fastidio. Lui lo vedeva come un eroe intelligente e introspettivo, e non sopportava la battuta “Io Tarzan, tu Jane.”
Se dovessi scegliere un’altra opera di Burroughs da portare sul grande schermo, quale sarebbe?
J. S.: Prima di tutto, spero che sia prodotto il sequel di cui si era parlato, perché è il film che mostra il percorso che porta John Carter a diventare il Signore della Guerra di Marte. Oltre a questo, bisogna ricordare che Burroughs ha scritto molti altri racconti di fantascienza. Tra i più intriganti, c’è di sicuro la serie dedicata a Venere, il cui eroe è Carson Napier, un esploratore dello spazio inviato su Marte che invece finisce per atterrare su questo nuovo pianeta sconosciuto, scoprendo un altro mondo meraviglioso.
Avete incontrato difficoltà nella realizzazione dello speciale “100 anni di preparazione”?
C. W.: La sfida principale è stata trovare un attore che potesse impersonare Edgar Rice Burroughs. Su questo ci siamo confrontati con John Burroughs, il nipote dello scrittore, che alla fine ha accettato la parte. Quando ho visto lo speciale per la prima volta, sono stata conquistata dall’apporto di John, perché assomiglia così tanto a Edgar Rice Burroughs che mi sembrava che fosse lui in persona.
J. S.: Penso che Andrew Stanton, sia stato un regista favoloso. Conosceva già tutti gli 11 libri della saga di Marte, e in particolare mi sembra che sia riuscito ad approfondire molto bene il personaggio della Principessa, Dejah Thoris, aggiungendovi doti di grande scienziata e guerriera. Ha ampliato molto il suo ruolo, con effetti direi positivi. Sarebbe stato molto difficile fare altrettanto per un regista che non avesse già avuto una perfetta conoscenza della saga letteraria, come Stanton.
Cosa rende ancora attuale l’opera di Burroughs e, in particolare, La principessa di Marte?
J. S.: All’epoca in cui fu scritto, tra il 1911 e 1912, le conoscenze su Marte erano molto limitate, gli scienziati potevano solo fare supposizioni basandosi sull’osservazione della superficie del pianeta. In quel contesto, Burroughs diede una descrizione visionaria e vivida di Marte, destinata a perdurare nei decenni nell’immaginario legato alle forme di vita possibili su altri pianeti.
Qual è più in generale l’eredità lasciata da questo scrittore al genere sci-fi?
C. W.: Edgar Rice Burroughs era un precursore. Dopo aver fatto molti lavori, cominciò a scrivere all’età di 35 anni. Per la sua prima opera, La principessa di Marte, ricevette 400 dollari: a sua detta fu il compenso più appagante della sua carriera, che ebbe inizio proprio da lì. Intraprese il mestiere di scrittore perché aveva bisogno di soldi, con due bambini e un terzo in arrivo. Ma in quel periodo Burroughs faceva il venditore di temperamatite, perciò credo che scrivere gli permettesse anche di evadere dalla sua quotidianità usando l’immaginazione e creando nuovi mondi. La sua produzione è stata molto prolifica, consta di oltre 70 romanzi e 40 racconti brevi. La fantascienza rappresenta perciò solo uno dei generi esplorati nei suoi libri, ma comunque è considerato ancora oggi il “nonno” del genere, oltre che un maestro dell’avventura. C’è chi lo considera essenziale per opere quali Star Wars e Avatar, per cui sono convinta che la sua eredità sia ricca e straordinaria.
Potete riassumere in poche parole l’attinenza del film rispetto al libro?
J. S.: Il film è molto fedele al romanzo originale. C’è giusto un’idea che è stata presa in prestito dal secondo libro della serie, Gli dei di Marte, cioè quella del popolo dei Thern.
Ci saranno a breve altri film tratti dalle opere di Edgar Rice Burroughs?
J. S.: Al momento, Warner Bros ha in sviluppo un film live-action su Tarzan, mentre per Constantin films ne uscirà nel 2013 una versione animata in 3D. Ma siamo in trattative con diversi produttori che hanno adocchiato altri lavori di Burroughs.