Cinema

A Cannes 2012 per intervistare Brad Pitt bisogna pagare 3000 euro!

Pubblicato il 22 maggio 2012 di Andrea D'Addio

Tremila euro per intervista Brad Pitt a Cannes con la videocamera, duemila e cinquecento se si è carta stampata.E’ questa la proposta che alcuni giornalisti canadesi (ma pare anche tedeschi) hanno ricevuto dalla casa distributrice nel loro Paese del film Killing Them Softly. Per Kristen Stewart, la star di Twilight, invece si parte dai 1200 se si vuole sentirla parlare dell’On The Road diretto da Walter Salles e tratto dall’omonimo libro di Jack Kerouac. La notizia l’ha data per primo il Der Spiegel scrivendo che “per la prima volta una casa distributrice a Cannes si fa pagare per fare intervistare un attore di un suo film” e sarà anche plausibile, ma una storia del genere la si sentii già anni fa a Venezia a proposito di un junket brasiliano con una star molto famosa. A guardagnarci non è certo la star di turno che spesso proprio non sa nulla di queste storie, ma il direttamente il distributore.

Facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare cosa succede a grandi linee quando si cerca di organizzare un’intervista con una qualche star arrivata in un festival. La star in questione logicamente ha poco tempo per pubblicizzare il film, non può rilasciare interviste a tutti quelli che la vogliono. Bisogna fare una selezione.

Caso 1. Il film non è ancora stato comprato in nessun Paese, se non in quello d’origine. In questo caso c’è un ufficio stampa nominato dalla casa di produzione che si preoccupa di fare parlare del film in ogni modo possibile, coprendo il maggiore numero di Paesi, dando possibili interviste con la star del film ai giornali che più si ritengono adatti a fare pubblicità indiretta al film, sperando che nell’articolo si parli il più possibile della pellicola, in modo da scatenare l’interesse del lettore.

Caso 2. Il film è stato comprato in alcuni Paesi ed in altri no. In questo caso ci saranno due tipologie di uffici stampa. Ce ne sarà uno generale nominato dalla produzione stessa e poi ci sarà un ufficio stampa per ognuna delle case distributrici che hanno comprato il film. Il primo ufficio stampa organizzerà le interviste con i giornalisti di Paesi in cui il film non è stato acquistato in modo che anche lì se ne possa parlare e magari qualche distributore interessato possa venirne a sapere e magari fare un’offerta. Al contrario i vari uffici stampa dei Paesi in cui il film verrà sicuramente distribuito gestiranno la cosa internamente, decidendo se, come e a quali giornalisti locali dare la possibilità di un’intervista. Visto che un eventuale copertura mediatica del film porterà (è ciò che ci si augura) un incasso maggiore per la loro casa distributrice, questi uffici stampa potranno dover pagare un tot alla casa di produzione per far sì che l’attore di turno spenda del tempo a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti da loro nominati. Nel caso in cui nel contratto inziale di acquisizione dei diritti del film si era già parlato di un tot di nterviste a disposizione allora non si pagherà logicamente nulla, ma si cercherà semplicemente di organizzare nel migliore modo possibile il tempo a disposizione.

Chi scrive non ha mai ricevuto richieste di questo tipo dagli uffici stampa italiani, ma certo è che negli ultimi anni sta diventando sempre più difficile riuscire ad accaparrarsi interviste durante un grande festival del cinema che non si svolga in Italia, a prescindere da quanto grande e diffusa sia la rivista per cui si scrive. Da una parte ci sono le reponsabilità di giornali e giornalisti che spesso non danno abbastanza risalto al film per cui si è fatto l’intervista e che quindi portano poca acqua al mulino del distributore, dall’altra c’è sicuramente la considerazione che, anche nei migliori casi, una buona intervista ad una superta non sempre aiuti davvero il buon esito di un film al botteghino. E allora perchè pagare 3000 mila per un Brad Pitt sulla copertina di una qualche rivista?

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Fonti: ScreenWeek, DerSpiegel