Romanzo di una Strage a dialogo con le scuole.

Romanzo di una Strage a dialogo con le scuole.

Di laura.c

Molte felpe e sneaker, qualche immancabile maglietta di un gruppo metal, qualche tuta e qualche completo elegante, chi sembra uscito da un videoclip, chi ha ancora l’aspetto di un bambino e chi dimostra ben più della sua età. Questi e tanti altri sono gli adolescenti che hanno assistito oggi a Roma a una proiezione speciale per le scuole del film Romanzo di una strage, dedicato ai tragici eventi accaduti nel 1969 a piazza Fontana. E sono stati sempre loro a confrontarsi con il regista Marco Tullio Giordana, con l’interprete Fabrizio Gifuni e con il produttore Riccardo Tozzi, ma soprattutto con una Storia che proviene da un passato molto lontano dal loro vissuto e che forse non hanno mai avuto modo di sentir vibrare sulla loro pelle. Nessuno di loro, probabilmente sa intuire nemmeno il perché del titolo del film, ispirato a un noto articolo di Pasolini, tanto da farne l’oggetto di una delle primissime domande dalla platea.

Presentando il film, arrivato nelle sale italiane il 30 marzo, Marco Tullio Giordana d’altra parte non aveva nascosto di aver sentito una spinta forte a voler portare sul grande schermo la strage di piazza Fontana, le vicende dell’anarchico Pinelli e del Commissario Calabresi, proprio a beneficio delle nuove generazioni, e l’ha ribadito oggi con convinzione:

“Nel fare il film ho pensato a una sala come questa, gremita di ragazzi nati dopo, a cui i libri di scuola e forse nemmeno i genitori hanno raccontato nulla di ciò che avvenne. Questo m’interessava, raggiungere un pubblico senza pregiudizi, non ritrovare il ragazzo che ero io all’epoca, anche perché dentro mi sento ancora quello stesso diciannovenne”.

Un’affermazione che sembra anche voler rispondere alle tante polemiche seguite all’uscita del film, non da ultima quella di Adriano Sofri, testimone direttissimo degli eventi narrati in quanto ex-leader di Lotta Continua e condannato per l’omicidio di Luigi Calabresi avvenuto nel ’72. Ma secondo Giordana, in tutte le critiche lette in questi giorni sulla stampa di ogni genere, si anniderebbero molti pregiudizi:

“Il film ha scatenato un putiferio sui giornali, ma mi è sembrato soprattutto un regolamento di conti tra persone che hanno qualcosa in sospeso rispetto a questa Storia. Per voi è diverso, ma siete comunque coinvolti perché siete nati dopo Piazza Fontana, in una società già profondamente ferita”.

Qual è quindi lo scopo del film, come hanno chiesto alcuni studenti incuriositi? Secondo Giordana:

“L’arte è una forma di conoscenza, come la scienza stessa, la scrittura o volendo anche un processo, e ha il diritto di esistere accanto a tutte le altre non come una forma superiore ma come una possibilità. Quando un cineasta affronta un capitolo della nostra Storia come questo ha il dovere di dire qualcosa di netto, di preciso”.

Anche quando si ha l’impressione che, pur conoscendo la Storia, non si possa far nulla per cambiare le cose:

“Il film è una proposta, spero che aiuti a formare una certa consapevolezza. Il cinema serve anche a questo, a riconoscere ciò che accade, in modo tale da potersi difendere da certi meccanismi che si ripetono”. Un compito da cui, secondo il regista, l’arte non deve mai desistere: “L’Intelligenza anche quando mortificata, offesa, bisogna continuare a esercitarla. Il nostro Paese ormai è in mano al cinismo e alla malinconia, ma voi avete il diritto e il dovere di pretendere che le cose cambino, che non sia sempre tutto uguale. Avrei voglia di rivedere in voi l’Italia che è stata prima di Piazza Fontana, cioè un Pese pieno di voglia e di speranza verso la democrazia. Democrazia che oggi si è ancora più indebolita, perché è come se fosse stata sbiadita e sostituita da un disinteresse verso il proprio destino civile. Uno degli effetti di quell’evento fu proprio questo, ma ora ci sono anche nuovi strumenti, l’informazione si è molto allargata, per cui quelle coperture non sarebbero più possibili. Il potere vorrebbe che usaste Internet solo per svagarvi, mentre potrebbe essere uno straordinario mezzo di comunicazione e correlazione con gli altri”.

All’epoca dei fatti narrati nel film, la situazione era invece molto diversa, come ha ricordato Riccardo Tozzi:

“L’avvenimento ha segnato la nostra generazione, ma racconta anche cos’è l’Italia in modo non violento o di parte. Era un Paese sottoposto a quella che gli studiosi chiamano una doppia lealtà, quella verso la Costituzione antifascista e verso una Potenza anticomunista. Gli apparati dello Stato hanno mantenuto questa lealtà operando anche attraverso strumenti occulti e segreti, talvolta criminali, ma senza che lo si potesse ammettere pubblicamente. Il nostro è perciò un Paese che ha vissuto in maniera malata, senza neanche saperlo”, e questa, secondo Tozzi, “è una chiave che serve a leggere anche il presente”, tanto più che spesso “c’è più scienza nell’arte che in moltissimi libri”.

Anche il regista rivendica la completezza del film in tal senso:

“La materia non era confusa, perché studiata in tutti i suoi dettagli, ma ora si sanno talmente tante cose che fanno fatica ad attaccarsi alla memoria, soprattutto quando non abbinate a un’emozione. QUindi ho voluto fare come i bravi professori che avevo quando ero a scuola, che mi hanno fatto amare i grandi scritti grazie alla loro passione. Ho tentato di realizzare un film che non fosse l’ennesima noiosa lezione di Storia, un po’ come tutte quelle che mi stanno impartendo sui giornali”.

Allo stesso modo, anche per Gifuni, infine, è bene non confondere i piani:

“C’è il lavoro degli storici, dei giornalisti di inchiesta, dell’arte e del cinema, il lavoro della magistratura, e tutti hanno uno specifico. Cioè nascono da esigenze e svolgono funzioni diverse fra loro. Ma le rare volte che il cinema si accolla la responsabilità di raccontare una storia che ha a che fare col presente o col proprio passato prossimo, sembra che gli cadano addosso tutti gli altri lavori. Questo però non è giusto e di sicuro non vale per me, che da attore ho molto chiaro il lavoro che faccio e so qual è il mio compito”.

Romanzo di una Strage è nelle sale italiane dal 30 marzo 2012. Potete trovare altre immagini del film sulla nostra scheda sul database cliccando sul riquadro sottostante. A questo link invece potete trovare la pagina Facebook ufficiale del film, mentre qui trovate la pagina Twitter.

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