Ne abbiamo parlato per mesi come una delle migliori serie della stagione 2011/12, ma ora ne abbiamo la certezza definitiva. Col finale di 2 ore dal titolo Tiratore scelto (Marine One in originale), Homeland chiude una prima stagione di grande livello per tensione, narrazione, voglia – e capacità – di guardare l’America e il suo rapporto con l’altro.
Il plot dell’ultimo episodio si centra sul comizio con cui l’attuale vice-presidente degli USA vuole annunciare la propria candidatura come presidente, con Brody al suo fianco come vice. Ma l’eroe di guerra, in realtà, sta preparando un attentato. Carrie ha capito tutto, anche il rapporto con Walker, ma il crollo mentale che ha avuto impedisce a chi le sta intorno di prenderla sul serio.
Scritto da Alex Gansa, Chip Johannessen e Howard Gordon e diretto da Michael Cuesta, Tiratore scelto sposta l’attenzione dall’azione veloce, dalla tensione frenetica e tambureggiante degli ultimi episodi di stagione a una suspense calibrata, a un’attesa centellinata che si sposa perfettamente con lo sguardo psicologico ai personaggi.
Aperto da un video auto-registrato da Brody in cui confessa i suoi legami col terrorismo e mette sotto accusa il governo americano, l’episodio segue i due protagonisti attraverso il loro difficile percorso psicologico: se quello di Carrie pare segnato dall’inizio, con la lotta tra la sua instabilità psichica e la verità su Nicholas che solo lei pare aver capito, quello di Brody è più sfaccettato, sfumato, soprattutto perché deve condurre la tensione dello spettatore, dalla preparazione come kamikaze in attesa del suo ultimo giorno, del suo giudizio divino al fallimento per un problema tecnico, fino al confronto con Walker e Abu Nazir che lo porta al rilancio della seconda stagione, col lavoro da vice-presidente “infiltrato” (d’altronde, come dice Nazir, “perché uccidere un uomo, quando si può uccidere un’idea”?).
E questi percorsi sono esemplificati da due primi piani intensissimi, straordinari, che oltre il resto sanciscono anche il valore della prova attoriale di Claire Danes e Damian Lewis: quello in cui Brody parla al telefono con la figlia promettendole di tornare a casa, in cui si legge il conflitto intimo tra le “ragioni” della morte e quelle della vita, e quello in cui Carrie, che ha acconsentito al trattamento con l’elettroshock, subisce la scossa che potrebbe cancellarle dalla memoria anche l’ultimo ricordo di Brody, quello in cui nomina il figlio di Abu Nazir.
Al netto di qualche semplicismo da season finale, utile per l’anno prossimo ma un po’ facile nella scrittura, l’episodio e la serie mantengono un livello di sceneggiatura, di tono, di precisione narrativa che quest’anno ha avuto pochi rivali. Senza dimenticarsi di rilanciare l’intreccio per l’anno prossimo. Sono molti infatti i nodi rimasti aperti, sui quali lo stesso Alex Gansa ha parlato in un’intervista a Tv Line: ecco le anticipazioni che ha confermato.