Diaz – Intervista a Claudio Santamaria.

Diaz – Intervista a Claudio Santamaria.

Di laura.c

La peculiarità del film Diaz – Don’t clean up this blood, non è solo lo scottante tema trattato, cioè la violenza delle Forze dell’ordine scatenatasi sui manifestanti al G8 di Genova. Quella di Daniele Vicari si distingue anche per il suo essere un’opera radicalmente corale, con passaggi ricchi e complessi sia dal punto di vista stilistico sia da quello produttivo. Complessi anche perché privi delle consuete gerarchie: personalità del calibro di Elio Germano e Claudio Santamaria mimetizzate tra decine, o forse centinaia, di comparse, interpreti italiani che fanno ruoli da stranieri, stranieri che si sommano a questi ultimi in un immenso crogiuolo di lingue e nazionalità. Il tutto per riportare sullo schermo l’atmosfera intensa e caotica in cui, quell’estate del 2001, si svolsero gli scontri legati al vertice internazionale. E in questo immenso quadro ritroviamo, appunto, anche Claudio Santamaria impegnato nel ruolo non semplice di un poliziotto che, di fronte alla brutalità dell’aggressione alla Diaz, trova la forza di gridare “basta” e intimare ai colleghi di fermarsi. Lo abbiamo incontrato a Roma, in occasione della presentazione del film (qui trovate anche la nostra intervista a Daniele Vicari e qui la recensione di Diaz – Don’t Clean up this blood).

 

Claudio, cos’hai provato vedendo il film?

Di solito, appena comincio a guardare un film in cui ho lavorato, ho un titolo interno che è “Io e i miei difetti. Svolgimento”. Quindi cerco le mie pecche attoriali, i difetti, i buchi ecc. Stavolta però devo ammettere che non ce l’ho fatta perché la storia era troppo travolgente. E d’altra parte è la storia la vera protagonista del film, così come si percepiva già dalla sceneggiatura. E pur avendola letta, pur avendo già rivisto alcune scene al monitor, comunque ogni volta che vedo il film mi dà i brividi, lo stesso pugno nello stomaco che dà agli spettatori. Qualsiasi divismo, qualsiasi individualità attoriale viene spazzata via per lasciare spazio a una storia ben più importante.

 

Quanto è stato difficile interpretare il tuo personaggio dal punto di vista fisico e psicologico?

Da quello fisico, è stato forse il set più duro della mia vita. Tra maglietta, divisa, casco, guanti, tutta l’ “armatura” del poliziotto più 40 gradi all’ombra facendo corse avanti e indietro, devo dire che fisicamente non è stata una passeggiata. Emotivamente è stato anche difficile, però c’era un senso comune a tutte le persone che lavoravano al film, perciò ci siamo sostenuti a vicenda. Per quel che mi riguarda, posso dire inoltre che sentire 70 persone alle mie spalle, 70 persone di cui sono a capo, è stata un’esperienza quasi spaventosa. Sentivo proprio la pressione di questa massa che spingeva, e all’inizio ero molto teso e agitato. Non ho mai fatto il militare e non ho mai comandato un tale gruppo di uomini, per cui devo ammettere che all’inizio ero piuttosto preoccupato.

Personalmente quanto sapevi del G8?

Sapevo quanto ci è arrivato dalla stampa. Quando successe ero sul set di Paz!, se non sbaglio. Sentii della morte di Carlo Giuliani e della Diaz, poi vidi le riprese fatte da un amico che era a Genova come giornalista, oltre a tutte quelle che passavano ai telegiornali e in tv. Vidi in particolare quelle colate di sangue densissimo, la gente che veniva portata fuori ripresa nel dettaglio… Erano abbastanza forti e ne rimasi shockato, soprattutto perché, senza voler fare paragoni, sembrava una cosa da campo di concentramento o comunque da Medioevo. Non so davvero come altro descrivere le sensazioni che ho provato. Del resto, l’homo sapiens è rimasto tale e quale, non ci siamo evoluti, siamo gli stessi di migliaia di anni fa.

 

Ma secondo te si sarebbe potuto evitare in una situazione politica diversa?

Qui siamo nell’ambito delle pure supposizioni. Nessuno può dire come sarebbero andate le cose in un momento diverso o con un Governo diverso. Certo, la situazione politica era particolare, forse qualcuno si è sentito più legittimato, ma si tratta solo di congetture.

 

Il film, distribuito da Fandango, uscirà nelle sale il 13 aprile. Cliccate sulla scheda qui sotto e su Mi piace per rimanere sempre aggiornati.

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