Recensioni

Dexter, il commento alla 6^ stagione

Pubblicato il 18 aprile 2012 di emanuele.r

Conclusa qualche giorno fa su FoxCrime, la 6^ stagione di Dexter, la serie thriller di Showtime tratta dai romanzi di Jeff Lindsay, ha rappresentato in un certo senso il salto dello squalo dello show, ossia quel “punto di non ritorno” verso una credibilità se non perduta di sicuro molto difficile da riconquistare. Il 6° anno non è stato il peggiore della serie (per quello c’è il 3°) né quella che denuncia la mancanza di tensione o la morte della serie, semplicemente quello in cui da narrazione televisiva complessa e tetra, Dexter è diventato un buon epigono, spettacolare e sensazionalistico, del tipico thriller hollywoodiano.

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Alle prese con una coppia di esaltati dell’apocalisse, maestro e allievo col secondo che si rivelerà più folle del primo, uccidendolo, Dexter è chiamato a fare i conti con la propria naturale spirituale: la sua anaffettività di fondo, che ha “curato” con una moglie e un figlio, lo porta ora a confrontarsi con l’assoluto, la fede, quel mondo inconoscibile che anche se rinneghiamo c’influenza, e influenzerà anche la crescita del piccolo. In realtà, nella scrittura della stagione, questo pare più un pretesto psicologico, meno importante per Dexter che per la coppia di assassini. E per i produttori che portano così sul piccolo schermo uno schema di assassino che il cinema a stelle e strisce ama molto, proprio perché va a toccare le corde segrete dello spettatore.

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E allora questa stagione, costellata dai 7 sigilli dell’Apocalisse, non fa altro che usare tutti i topoi del thriller a sfondo mistico, dall’eclissi di sole in cui avverrà la fine del mondo dell’ultimo episodio all’agnello di dio – il figlio di Dexter – da sacrificare: così i 12 episodi sembrano solo dare un po’ più di pepe e di qualità di scrittura a trame già viste, a meccanismi sfruttati come il conto alla rovescia, a elementi visivi noti che gli autori e i registi si divertono a rendere grottescamente macabri (i tableaux dei sette sigilli ricostruiti coi cadaveri), con tutti i limiti del serial thriller mascherati dall’abilità narrativa.

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Hanno voluto giocare sul sicuro, su temi e toni di facile presa, e l’hanno fatto con evidente professionalità e bravura, ma anche sacrificando qualcosa alla vera fragranza di Dexter: il vero buco nero della stagione infatti è nella linea di Deb (la brava Jennifer Carpenter), la sorella dell’ematologo che scopre – dopo vari travagli sentimentali e professionali – di essere innamorato di suo fratello – sempre perfetto Michael C.Hall a cui per altro è legata anche nella vita.

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Questo risvolto “incestuoso” è davvero di cattivo gusto, e sicuramente fuori contesto, anche se gli autori hanno avuto l’idea di sfruttarlo per il cliffhanger conclusivo: mentre Dexter è alle prese con l’assassino catturato e trasportato in una chiesa, per il proprio sacrificio personale, Deb entra per rivelargli i suoi sentimenti (come ha fatto a capire dove si trovava?) e lo vede che ha appena trafitto il killer a cui davano la caccia.

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Una possibile storia d’amore troncata sul nascere o una nuova complicità? Il problema è che questa scelta porterà, comunque a una strada senza ritorno. Riusciranno gli autori di Dexter a risollevare le sorti di una serie bellissima che si è adagiata sui lati più superficiali del suo successo? Alla 7^ stagione la sentenza.  Voi cosa ne pensate? Commentate l’articolo e restate su Screenweek ed Episode39 per avere recensioni e commenti delle vostre serie tv.