Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler. Leggetelo a vostro rischio o se avete visto l’episodio.
Resa dei conti. Se dovessimo trovare una semplice formula per definire questa dodicesima e penultima puntata – dal titolo Il giustiziere (Better Angels in inglese) – della seconda stagione di The Walking Dead sarebbe proprio resa dei conti. Quella che avviene tra Rick e Shane e che trasporta con grande impeto verso l’attesissimo finale di stagione.
Mentre il gruppo celebra la morte di Dale e Hershel si convince a ospitarli in casa, per rendere più sicura e protetta la fattoria, Shane va da Randall per convincerlo a portarlo dai suoi amici, ma in mente ha ben altro. E intanto Carl, preso dai sensi di colpa, vorrebbe fare qualcosa per rimediare. Scritto da Evan Reilly e dallo showrunner Glen Mazzara, l’episodio è un tipico episodio di lutto, in cui i personaggi devono trovare il modo di tirarsi su dopo una parziale sconfitta, ma che da metà in poi viene preso dal vento della follia e diventa un episodio capitale nel proseguimento del racconto dei nostri sopravvissuti.
Il tema principale, infatti, enunciato da Rick durante l’iniziale onoranza funebre a Dale, è quello di riprendersi il controllo della propria vita, tornare a fare le cose che ci riconoscono come umani, che la regia commenta in tono ironico montando immagini di Shane, T-Dog e Daryl in ronda per ammazzare zombie nei dintorni. E quello che per primo si muove è Shane: cerca di sostituirsi a Rick cercando di insegnare a Carl a difendersi, regalandogli una pistola, parla con una incomprensibile Lori che gli fa sentire la gratitudine e ancora un briciolo d’amore per quella che era la loro “famiglia”. Nel frattempo, prosegue la perdita dell’innocenza di Carl, che durante un dialogo col padre accetta – stavolta – una pistola per potersi difendere e non dover dipendere sempre dagli adulti che lo sorvegliano.
Ma il figlio di Rick è costretto ben presto a fare i conti con la follia del nuovo mondo che lo circonda: Shane infatti, con la scusa di farsi portare dagli amici di Randall e lasciarlo libero, gli spezza il collo, deciso a riaffermare principi di animalesca forza all’interno del gruppo. Con loro però, finge di essere stato aggredito e si fa accompagnare nella notte a cercare il presunto fuggitivo. Ovviamente, quando lo trovano è troppo tardi. Ma nel frattempo Shane rimane solo con Rick ed è pronto a farlo fuori: in un confronto molto teso, lo sceriffo convince l’uomo a disarmarsi ma una volta avvicinatosi lo accoltella e lo uccide, togliendo al gruppo un potenziale nuovo assassino, che già nell’episodio aveva dato segni di follia. Forse prodromi del virus micidiale, se poi Shane per un attimo risorge come zombie: prima che Carl, affranto per aver visto il padre uccidere l’amico, prenda la pistola, la punti davanti a se e uccida il mostro un tempo conosciuto come Carl.
Qualcosa non funziona nel finale di un episodio comunque buono: la repentinità e la poca coerenza della trasformazione di Shane e soprattutto l’infallibilità di Carl alle prese con la prima arma della sua vita. A riconciliarci con l’episodio ci pensa l’ultima immagine: un’orda di morti viventi diretti verso la fattoria, molto vicini a padre e figlio. Aggancio perfetto per un finale di stagione (di cui potete vedere il promo) che, pensando alle conseguenze della morte di Shane, potrebbe essere davvero funesto.