Regia: Denzel Washington, Ryan Reynolds, Nora Arnezeder, Brendan Gleeson, Robert Patrick, Sam Shepard, Liam Cunningham, Vera Farmiga
Durata: 1h 55m
Anno: 2012
Matt Weston (Reynolds) è il guardiano di una Safe House della CIA in Sudafrica, una casa sicura dove nascondere persone ad alto rischio di omicidio. Una vita sostanzialmente di attesa, interrotta bruscamente dall’arrivo di Tobin Frost (Washington), un famoso traditore dell’agenzia ricercato da oltre dieci anni.
Quando la safe house viene attaccata da pericolosi mercenari, l’improbabile duo si ritroverà a fuggire insieme. Uno contro l’altro, tutti contro tutti. Un’adrenalinica lotta per sopravvivere e svelare i segreti che gradualmente affiorano con la comparsa di Frost.
Si sarà arrabbiata la CIA per l’arrivo di Safe House nelle sale? Poche l’agenzia é stata presentata a livello cinematografico così crudele, cattiva ed egoista. Una visione certamente parziale, ma che in quanto a realismo ricorda da vicino la saga di Jason Bourne.
Un tutti contro tutti che tiene incollati alla poltrona fino alla fine. Perché Safe House è una di quelle pellicole di cui conosci fin dall’inizio il punto A e il punto B, un finale prevedibile anche se non necessariamente scontato (la lista di spy-thriller di questo tipo è ormai troppo lunga per poter essere completamente originali).
La cosa interessante è però come si arriva da A a B, un turbine di imprevedibili scene d’azione e dialoghi brillanti. Questo perché Weston e Frost non sono alleati, anche se hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere, e durante il film sono molti i momenti in cui uno dei due compie qualcosa di totalmente inaspettato che da il via ad una nuova reazione a catena di eventi.
Denzel Washington è come sempre una conferma e non serve aggiungere altro. È però Ryan Reynolds la sorpresa, un attore dalla carriera scostante così come il suo livello di recitazione. Nella pellicola dimostra che, con il ruolo e la guida giusta, sa essere un grande interprete. Aiutato da una fotografia per nulla patinata e da un trucco quasi assente, che lo rendono meno bambolotto del solito, Reynolds fornisce la sua miglior prova da Buried.
Daniel Espinosa dirige il tutto con una regia “sporca” e un montaggio frenetico nelle scene più agitate, registro che gode di numerosi appassionati ma che non rispecchia pienamente i miei gusti. Ci sono sequenze che in questo modo perdono lucidità, ma non spettacolarità (esattamente l’inverso di quanto visto in Knockout la scorsa settimana, con un lucidissimo Soderbergh senza i fuochi d’artificio).
In sostanza Safe House è un solido thriller, per gli amanti delle spy-story (in astinenza da Jason Bourne) e dell’alto tasso di realismo e violenza sul grande schermo.
Voto: 7
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