Il primo vero “contatto” con il grande pubblico lo abbiamo avuto nel 1996 con il kolossal Independence Day di Roland Emmerich. Decine di milioni di persone in tutto il mondo (817 milioni di dollari incassati, senza considerare l’inflazione) sentirono per la prima volta parlare di SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence, programma di ricerca il cui scopo è inviare e soprattutto ricevere segnali radio dal cosmo provenienti da forme di vita extraterrestre.
Il film iniziava infatti con una sede del SETI che captava un segnale radio dallo spazio profondo, che invece si rivelava essere la navicella madre dei terribili alieni distante poche migliaia di chilometri e grande un quarto della Luna. Sappiamo tutti come è andata a finire.
L’anno dopo la svolta grazie a Robert Zemeckis e al suo bellissimo Contact, la sua prima pellicola dopo il successo (e gli Oscar) di Forrest Gump, abbiamo scoperto e capito in ogni dettaglio il progetto nato ufficialmente nel 1974 da Frank Drake e ripreso da Carl Sagan nel romanzo, Contact appunto, di cui il film costituisce l’adattamento.
Sagan modellò il personaggio della protagonista, la dottoressa Ellie Arroway (interpretata da Jodie Foster), proprio su una ricercatrice realmente esistente: Jill Tarter, che ancora oggi a 67 anni è una delle colonne portanti del SETI. Nel film ricordo, la Arroway ed il suo team captavano un segnale radio proveniente dallo spazio e da una popolazione aliena, che conteneva le istruzioni per costruire una macchina che creava una sorta di tunnel spazio-temporale. La protagonista riusciva a viaggiare e a visitare l’altro mondo, ma al suo ritorno nessuno le aveva creduto perché la capsula era stata vista semplicemente cadere in mare con un “viaggio” di pochi secondi in caduta libera. La telecamera in ogni caso registrò molte ore di “rumore”, provando che il viaggio stesso era avvenuto, ma la Casa Bianca mise a tacere il tutto.
Si è tornato a parlare di SETI ultimamente a causa di un falso allarme girato per tutto il web in poche ore: un falso comunicato stampa affermava che tre enormi navicelle aliene erano in viaggio verso la Terra, una notizia smentita dallo stesso SETI, che non può che gradire il ritorno sotto gli occhi dell’opinione pubblica. Infatti la crisi economica che ha ridotto drasticamente i fondi degli astronomi, lasciando tutti gli istituti di ricerca con l’acqua alla gola (dal 1993 nessun fondo federale è stato mai più indirizzato alla ricerca di fonti radio extraterrestri). L’Università della California ha per esempio esaurito i fondi per il mantenimento dell’osservatorio di Hat Creek, che ha dovuto chiuderlo fino a data da destinarsi.
Per racimolare fondi e continuare la loro ricerca, gli astronomi stanno addirittura negoziando accordi in modo da condividere strutture insieme all’Air Force in modo che possa essere utilizzato per individuare i satelliti e localizzare la “spazzatura spaziale”.
Si tornerà a parlare presto di SETI e forme di vita extraterrestri tra poche settimane anche grazie al kolossal Battleship, prodotto dalla Universal Pictures ed in uscita il 13 aprile nel nostro paese.
Non sappiamo ancora se effettivamente il SETI verrà esplicitamente citato nella pellicola, ma la featurette che vi abbiamo mostrato qualche giorno fa svela la causa dell’arrivo degli alieni sulla Terra (e siamo dalle parte di Independence Day e non di E.T.) ed è proprio legata al mondo dei segnali radio extraterrestri.
In astronomia si parla di Goldilocks Planet per indicare un pianeta situato in una particolare posizione tale da consentire lo sviluppo della vita. In italiano viene tradotto con il termine di Zona Goldilocks oppure “Zona abitabile“, proprio per indicare pianeti e lune che corrispondono a precise condizioni tale da ipotizzare che possano ospitare forme di vita.
La posizione è il principale fattore discriminante, della e nella galassia stessa e soprattutto all’interno del proprio sistema solare: se il pianeta è troppo vicino alla stella (come il nostro Mercurio) sarà troppo caldo, mentre se troppo lontano (come le lune di Giove) è troppo freddo, e per questo ci sono tutta una serie di complicate equazioni per stabilire la grandezza della zona.
Sono stati scoperti molti pianeti della zona Goldilocks, come Gliese 581 d che si trova a circa 20 anni luce dalla Terra e sembra essere uno dei candidati più promettenti. In Battleship gli umani decidono di sperimentare un nuovo sistema di trasmissione di impulsi radio e di dirigerlo verso i vari pianeti Goldilocks segnalati, sperando di ottenere una qualche genere di risposta.
Quello che non ci si poteva immaginare è che una risposta sarebbe arrivata da una popolazione apparentemente umanoide, ma con intenzioni non particolarmente amichevoli. Riguardiamoci insieme il video che ci introduce alla prima parte della pellicola:
La sequenza di invio segnale radio era più realistica in Contact, visto che in pratica non possiamo vedere niente ad occhio nudo, ma quella di Battleship è certamente più scenografica. La speranza è che si ritorni ancora a parlare di SETI e di segnali radio dallo spazio in modo da alimentare questo sottofilone fantascientifico che è sempre particolarmente godibile sul grande schermo e non, e pare ci sia in ogni caso un ritorno a questo settore ultimamente, limitato però dalla mancanza di fondi.
Geoffrey W. Marcy, esperto di ricerca di vita extraterrestre dell’Università di Berkeley, ha affermato “Ma non c’è nessun dubbio sul fatto che esistano forme di vita extraterrestre, il numero di pianeti con condizioni simili a quelle terrestri nella Via Lattea è semplicemente troppo grande per poter pensare il contrario“. Un semplice ‘ciao’, ma anche solo uno stridio incomprensibile, costituirebbe materiale sufficiente per rispondere ad uno dei più noti quesiti umani: siamo soli nell’universo?
Meglio soli che male accompagnati, visto quello che assisteremo in Battleship, che ricordo uscirà nelle sale italiane il 13 aprile 2012. Per tutte le curiosità sul film potete consultare il nostro Blog Tematico dedicato alla pellicola.