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C’era una volta, il commento a La bussola

Pubblicato il 08 marzo 2012 di emanuele.r

Attenzione: il seguente articolo può contenere spoiler. Leggetelo a vostro rischio o se avete visto l’episodio. 

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Dopo l’elezione di Emma a sceriffo di Storybrooke e l’arco narrativo dell’ex-sceriffo Graham che ha cominciato a squarciare il velo sulla maledizione, C’era una volta si prende una sorta di pausa. Così La bussola (titolo originale, True North), nono episodio della serie fiabesca di Kitsis & Horowitz si ferma per raccontare la propria versione di Hansel & Gretel.

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Nel mondo reale, i due bambini sono due orfani abbandonati dal padre a cui Emma deve ritrovare il padre; nel mondo delle fiabe però i due vengono utilizzati dalla regina per rubare un prezioso sacchetto a una strega. Scritto da David H.Goodman e Liz Tigelaar per la regia di Dean White, l’episodio rilegge la celebre fiaba dei Grimm per riflettere sull’importanza del rapporto tra genitori e figli.

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E’ questo il tema che percorre l’intero episodio, a partire proprio dal mondo delle fiabe: dopo la scomparsa del padre, i due bambini vengono attirati dalla regina per la loro capacità di rubare e li coinvolge nel furto della mela magica con cui avvelenerà Biancaneve. Il furto riesce e la ricompensa per i piccoli sarebbe quella di vivere con lei, nel castello, con una nuova ricchissima madre: ma i due rifiutano, perché sentono nel profondo che il padre non li ha abbandonati e che “una famiglia sa sempre come ritrovarsi”. E allora perché la regina è così arrabbiata? Perché era stata lei a far rapire il padre dei fratellini, credendo che per un bambino un genitore valesse l’altro.

E invece come scopriamo nel mondo “reale”, la storia è un po’ più complicata ma non priva del lieto fine: una volta che Emma trova il padre degli orfani Nicholas ed Eva – tramite la bussola che aveva dato loro il padre e di cui ovviamente sa tutto il signor Gold – questi non vuole prendere di nuovo i figli. Non può farlo il sindaco e non può farlo nemmeno Emma per cui non resta che lasciarli ai servizi sociali di Boston: ma nessuno può lasciare Storybrooke e infatti la macchina si rompe al confine. Sembra un richiamo del destino, visto che il padre dei ragazzini guida un carro attrezzi: Emma perciò lo chiama, e alla vista dei bimbi, cede e li riprende con sé. La storia fa chiedere a Henry che fine ha fatto suo padre, se davvero lo ha abbandonato: e nel finale, mentre il piccolo ed Emma stanno discutendo di questa questione, arriva un motociclista che vuole sostare a Storybrooke. E come ben sappiamo, se gli abitanti non possono uscire dalla città, gli stranieri non possono entrare.

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Episodio fiacco, più che di transizione, che non sfrutta a pieno il potenziale immaginifico e crudele della favola di partenza per limitarsi alla morale familiare debole e poco originale; non male però l’arrivo del nuovo personaggio – che come vedete dal promo entra subito nel vivo – e soprattutto il dialogo tra Emma e Mary Margaret in cui quest’ultima, dopo aver saputo che secondo Henry la maestra sarebbe la madre dello sceriffo, vede e odora la coperta preferita della ragazza. E poi con un cast del genere si può anche perdonare qualche episodio meno bello: la scena nel negozio di Gold dimostra cosa può fare, anche se per pochi secondo, un grande attore. Illuminare l’intera scena migliorando l’episodio. E grazie a Robert Carlyle spesso accade.

Voi cosa ne pensate? E che vi aspettate dal prossimo episodio? Ditecelo commentando l’articolo e restate su Episode39 e Screenweek per essere sempre aggiornati su C’era una volta.