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Il giovane Montalbano, Riondino ringiovanisce Camilleri

Pubblicato il 26 febbraio 2012 di emanuele.r

Attenzione: l’articolo potrebbe contenere spoiler. Leggetelo a vostro rischio o se avete visto l’episodio.

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Quando un personaggio entra nell’immaginario collettivo se ne vorrebbe sapere ogni dettaglio, ogni percorso di vita abbia intrapreso prima che lo conoscessimo ufficialmente, per questo i prequel al cinema o in tv funzionano. Con questa premessa nasce Il giovane Montalbano, la nuova serie di Rai 1 ispirata ai racconti di Andrea Camilleri e interpretata da Michele Riondino.

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Il primo episodio, La prima indagine di Montalbano, vede il nostro nei primi anni ’90, appena trentenne alle prese con un omicidio a Mascalippa, il paesino di montagna in cui lavora; ma l’altura non fa per lui, e quando lo trasferiscono a Vigata, sul mare, può godersi il suo amato pesce. E occuparsi del caso di una ragazza difficile, trovata armata di una pistola piuttosto sospetta. Lo stesso Camilleri scrive, per la regia di Gianluca Maria Tavarelli, una sceneggiatura tratta dall’omonimo racconto (pubblicato nell’omonima raccolta) e da Cinquanta paia di scarpe chiodate (nella raccolta Un mese con Montalbano) che accosta il poliziesco classico con la descrizione di usi e costumi del personaggio da giovane.

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Infatti, la vera curiosità del Giovane Montalbano (al cui sviluppo partecipa anche lo sceneggiatore Francesco Bruni) è riconoscere il personaggio e chi lo circonda rispetto a quanto amiamo sulla carta e nella serie con Luca Zingaretti: il fastidio verso le istituzioni, le autorità costituite, i piani alti, gli amici potenti in senso politico o criminale, la montagna; e l’amore per il mare, il cibo, il pesce cucinato come dio comanda, le donne – non solo Mery, che precede Valeria nel cuore di Salvo, ma anche la bella sconosciuta e illetterata al centro del caso -, la giustizia. Ed è curioso scoprire il passato dei colleghi di Montalbano, il giovane ed egualmente goffo Catarella, lo zio di Fazio che al nipote ha trasmesso l’insegnamento delle regole a dispetto dei colpi di testa del commissario.

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Più che un caso giallo, quello al centro della Prima indagine di Montalbano, è uno di quei tipici enigmi in stile Camilleri che più che ai dati, agli indizi, alle incongruenze s’interessa ai comportamenti delle persone, in modo più irruento che in futuro – come giusto per l’età – ma anche con la stessa umanità che lo accosta al Maigret di Simenon. Un buon prodotto sulla scia dell’originale, che ha il suo principale punto di forza, sottintendendo la bontà della scrittura di Camilleri, nel cast perfetto e in grande forma: Michele Riondino conferma la verve che lo sta portando a essere uno degli attori del momento, non temendo il confronto con un’icona della miglior tv italiana, Valentina D’Agostino è bella e molto convincente e tutto il cast di contorno (tra cui spicca il veterano Andrea Tidona) fa benissimo il suo lavoro. Anche il pubblico ha gradito molto (quasi 8 milioni di spettatori e 30% di share): concordiamo con lui.

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