Grey’s Anatomy, il commento a Il prezzo del silenzio

Attenzione: il seguente articolo può contenere spoiler. Leggetelo a vostro rischio o se avete visto l’episodio. 

Rispetto ai bambini, che coi loro pianti e  le loro risate esprimono chiaramente bisogni e desideri, gli adulti sono tutti maestri del travestimento. Con questa riflessione si apre Il prezzo del silenzio (l’originale Poker Face viene dalla celebre canzone di Lady Gaga), sesto episodio dell’ottava stagione di Grey’s Anatomy, la serie medica di Shonda Rhimes in onda ogni lunedì sera su Fox Life: una puntata, come il pretesto, un po’ debole.

Il caso principale è quello di Meredith, che assistendo ostetricia per far partorire una donna scopre che la neo-mamma ha un tumore al cervello difficilmente operabile: non lavorando più con Derek, incarica Lexie di proporgli il caso. Intanto l’ospedale monitora gli insuccessi degli specializzandi e Christina a zero, perché in ortopedia, si fa spaventare da una difficile operazione a una gamba, mentre Karev è alla prese con un vecchio playboy che non vuole farsi operare al cuore per via di una cicatrice.  Scritto da Peter Nowalk e diretto da Kevin McKidd (l’interprete del dottor Owen Hunt), l’episodio torna alla classica struttura corale, o meglio un po’ per tutti, senza però la sufficiente densità di scrittura o la tensione narrativa adatta.

Dopo aver passato gli ultimi anni a rendere Meredith insopportabile, questa ottava stagione ha come obiettivo quello di riabilitare, dopo il picco del sabotaggio a fin di bene della ricerca di Derek, la sua figura professionale: così prima cerca di suggerire al marito un modo per intervenire sul tumore a farfalla, tramite la sorella che alle orecchie del marito ha più credito (e questo punto è trattato un po’ superficialmente, visto che poi all’improvviso si amano come niente fosse), poi risolve i problemi sul diabete dei topi nella ricerca di Miranda, anche qui facendosi fare da portavoce a Kepner, diventata un po’ lo zimbello del Seattle Grace.

Nel frattempo, con Christina – fatta fuori da un’operazione perhé, pur di essere perfetta, non rischia mai – e Owen intenti a fare sesso un po’ ovunque nell’ospedale, Callie ha problemi con Arizona e Sloan che, visto che quest’ultimo non ha più una relazione e che i suoi interventi ormai li fa tutti Jackson, ha preso a cucinare come invadente hobby assieme alla bionda dottoressa, negando attimi di privacy alla coppia di madri. Il problema si risolve, per tornare alla riflessione di partenza, senza mascherare i propri sentimenti: Callie non può che costringere Sloan a mangiare pizza e fare da babysitter mentre si gode un po’ d’intimità con la moglie. E la paura, delle reazioni e delle conseguenze, segue anche le azioni di Karev, che al contrario di Christina ha collezionato più di un insuccesso, non riuscita a praticare un intervento al paziente donnaiolo (lo farà la dottoressa Altman al suo posto) perché troppo pericoloso.

La debolezza dell’episodio sta soprattutto nella sceneggiatura, che non riesce ad amalgamare bene i temi da trattare coi casi medici e a dare sufficiente tensione alle storie (il dilemma morale della mamma se farsi operare rischiando la morte o restare 6 mesi in vita con la figlia appena nata poteva essere straziante) e la regia non sembra del tutto a suo agio. Seppure migliore delle due precedenti, finora, questa stagione ha il difetto principale di non scegliere una precisa via narrativa, restanda a metà strada fra il tono da commedia sentimentale e il pathos del medical drama, un E.R. con poco ritmo. Ma il finale è ancora lungo da venire, e noi abbiamo tempo per aspettare.

Voi che ne pensate di questo episodio? E del prossimo, di cui vedete il promo qui sotto? Commentatelo e restate con Screenweek ed Episode39 per sapere tutto su Grey’s Anatomy.