Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler. Leggetlo a vostro rischio o se avete visto l’episodio.
Come dicevamo presentando l’ottava stagione di Grey’s Anatomy, questa sarà un’annata decisiva per il prosieguo dello show: e infatti è un anno decisivo anche per il gruppo degli specializzandi, che devono fare il salto per diventare veri e propri dottori. Su questo tema s’incentra tutto Prendi il comando (dalla canzone Take the Lead dei Bone Thugs ‘n’ Harmony), terzo episodio della stagione che però non sfrutta fino in fondo il potenziale.
Infatti, l’ex primario capo Webber, che dà le dimissioni a favore di Hunt, decide che è arrivato il momento di far seguire i vari casi solo agli specializzandi, senza aiutarli: in questo modo ognuno sarà solo con se stesso, i suoi problemi ma anche di fronte al rapporto con colleghi e superiori. Scritto da William Harper e diretto da Chandra Wilson (sì, proprio la dottoressa Bailey), l’episodio poteva essere un concentrato di tensione ed emozione e invece si limita a buttarla sull’ironico, dimostrando come negli anni il vero spirito dello show si sia un po’ annacquato.
Infatti, più che appassionare lo spettatore con la tensione dei singoli casi e l’impossibilità a essere aiutati, Prendi il comando si limita a far coincidere i casi, raccontati con un po’ di superficialità, con i problemi dei vari specializzandi: Christina, alle prese con un’appendicectomia, non ricorda la procedura da eseguire sotto lo sguardo severo della dottoressa Altman, la quale però ha lo stesso vuoto di memoria; Meredith – che ancora non ha notizia di Zola – deve fare squadra con Derek per chiudere un aneurisma, ma non è possibile, essendo i due non più una sequadra; Alex si trova con un intestino necrotizzante ed è terrorizzato all’idea di comunicare al figlio del paziente che il padre è morto; Jackson dovrebbe operare il labbro leporino di un bebè, ma la dottoressa Robbins preme per fargli lasciare l’operazione – nonostante sia il gunther – a Sloan.
Le risoluzioni non vanno più in là della semplice chiusura del cerchio e non riescono quindi a spingere la storia più in là dei 40 minuti dell’episodio: così Christina (e Teddy) viene salvata da un’infermiera, mentre a casa gli involtini primavera avariati rimettono in sintonia la dottoressa con Owen; Meredith e Derek arrivano alla conclusione che se vogliono stare insieme non possono lavorare insieme; Karev passa in pochi minuti da possibile, nuovo dottor House a generoso comunicatore e Jackson si trova ogni gloria portata via dal chirurgo plastico capo dell’ospedale.
Quindi niente di eccitante, sia per racconto che per messinscena, anzi vagamente deludente: oltre ai vari casi che non vengono sfruttati a dovere, la parte sentimentale è quasi completamente assente (e non sarebbe un male, anzi, se solo si desse più spessore al resto) e il dissidio divertente tra Miranda e Webber, passando per i tentativi di Owen – che non ha la minima intenzione di avere la Bailey come nemica – di ingraziarsi la dottoressa, durano poco e fanno spazio alla scommessa tra gli specializzandi (persa ovviamente da Jackson, che dovrà insegnare ai nuovi arrivati). Gruppo che però ha il limite di non riuscire ad avere amalgama tra i vecchi attori come Ellen Pompeo e Sandra Oh e quelli nuovi, pur simpatici, come Sarah Drew. Sarà interessante però il prossimo episodio, una nuova variazione sui temi della serie, tutto dal punto di vista maschile, come si può capire da questa clip. Voi che ne pensate di questo terzo episodio? E cosa vi aspettate dal quarto? Noi ci aspettiamo che restiate su Screenweek per seguire le vostre serie preferite.