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American Horror Story, il commento a Nascita

Pubblicato il 25 gennaio 2012 di emanuele.r

Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler. Continuate a leggerlo a vostro rischio o se avete visto l’episodio. 

Il tempo per la famiglia Harmon è quasi scaduto: American Horror Story è quasi giunto su Fox alla fine della sua prima stagione e con Nascita (Birth) e la famiglia dovrà lottare coi denti per resistere agli assalti dei fantasmi che vogliono la coppia di gemellini che, come il titolo rivela esplicitamente, vedono la luce proprio in questo episodio. Non senza qualche sorpresa.

Vivien sta per lasciare la clinica diretta in Florida, dove è decisa a partorire per allontanarsi il più possibile da casa sua. Ma i problemi non tardano a palesarsi: uno dei suoi due gemelli sta danneggiando l’altro e quindi urge un parto urgente, tutti i fantasmi della casa vogliono la sua prole e, poco prima di partire, le sue contrazioni diventano insopportabili. Vivien è costretta a partorire in casa. Scritto da Tim Minear e diretto da Alfonso Gomez-Rejòn, l’episodio sintetizza in un certo senso quello che è il metodo dei creatori e show-runners Brad Falchuk e Ryan Murphy, ossia l’eccesso che supera i limiti: così l’evento culmine in una qualsiasi serie, la nascita di due bambini al centro della narrazione, diventa il ponte per il vero finale, per la guerra tra fantasmi.

E in effetti, nonostante la tensione e l’atmosfera oppressiva, Nascita sembra quasi un episodio di transizione, che ha il compito di preparare il pubblico – e i personaggi – alla mini apocalisse di casa Harmon: l’episodio comincia con il 1984, con Tate da piccolo che conosce gli orrori dello scantinato e con Nora che lo protegge. La stessa che Nora che nel presente vorrebbe che Tate le regalasse il figlio di Violet, sentendosi opporre un rifiuto. E Nora è soltanto una delle pedine in quel Risiko che vede come tabellone del gioco il ventre di Vivien: i due gemellini li vuole Constance, ovviamente, per provare ad avere di nuovo una famiglia, li vogliono Chad e Patrick che stanno dipingendo la stanzetta, li vuole Hayden per coronare il suo sogno d’amore con Ben.

Ovviamente a contrapporsi a questa “squadra” sono Tate, che pare aver davvero dimenticato il massacro che lo ha reso un fantasma, e Violet che sta cominciando a convivere con la sua nuova identità ectoplasmatica. La quale chiede a Constance di coinvolgere la sensitiva Billy Dean per cacciare la coppia omosessuale, che ha rivelato a Violet l’intenzione di prendere i bambini e soffocarli, per renderli per sempre piccoli e adorabili: ma la magia (il sortilegio Croatoan che tanta letteratura leggendaria ha ispirato, persino un episodio di Supernatural) non funziona, tanto più che dopo una colluttazione tra Patrick e Tate, in cui l’uomo rivela che stava per scapparsene con un altro prima che il ragazzo lo uccidesse, ascoltato da Chad, i due si separano. O meglio, non potendo farlo, rinunciano all’idea di un figlio; non prima di aver seminato il loro veleno, dicendo alla piccola Harmon “C’è di peggio di amare un uomo che non ti ama; essere amati da un uomo che sarà sempre un mostro”.

E infatti, Violet prende la saggia decisione di lasciare il figlio di Constance e va ad assistere al difficile parto di Vivien, assistita dal marito ormai sempre più fuori di sé e dentro la dimensione parallela di casa Harmon, e operata dal dottor Montgomery: dopo la nascita dei piccoli, che Constance prende dicendo “E’ ora di separare il figlio dalla madre”, le condizioni di salute della donna sono precarie, l’emorragia non vuole saperne di bloccarsi. E allora, bisognosa di affetto e comprensione, Violet incita la madre a lasciarsi andare, a raggiungerla come spirito nel mondo in cui ormai abita.

Con l’immagine della madre che consola la figlia, entrambi morte, si chiude un episodio discreto, ma che a dire il vero poteva esplorare più a fondo il tema della nascita demoniaca, o comunque spettrale: ma abbiamo capito che le sceneggiature della serie non vanno mai dove e come ci aspetteremo ma virano verso l’imprevisto, anche eccessivo, anche fuori luogo. E’ questo che, nonostante qualche sbandamento, dà allo show quell’impatto straniante e onirico, anche grazie a una regia nervosa e a un découpage che trascura le convenzioni della grammatica filmica. Per cui siamo sicuri che l’ultimo episodio ci regalerà il botto, come possiamo dedurre dal promo qui sotto: certo, Dylan McDermott solo contro un brabco di fantasmi ci preoccupa, ma speriamo solo che la sublime Jessica Lange non muoia. Voi che ne pensate? E cosa vi aspettate dal finale? Appuntamento alla prossima settimana, per il finale di American Horror Story solo su Screenweek.