Les bien-aimés, 40 anni in musica secondo Honoré

Pubblicato il 01 dicembre 2011 di emanuele.r


C’era una volta Jacques Demy, regista francese da riscoprire, autore di musical o commedie musicali in cui le canzoni s’innestavano nella quotidianità, senza interrompere la scena come nei film americani, ma diventando parte del mondo reale. Alla sua opera si rifà Christophe Honoré, regista all’ottavo film che con Les bien-aimés (nella Festa mobile-Figure nel paesaggio del festival di Torino dopo aver chiuso Cannes) si sposta dal dramma disturbante dei suoi precedenti film per toccare le corde della malinconia sorridente e canterina.
Al centro del film ci sono una mamma e una figlia e il loro percorso di vita lungo 40 anni di storia: la madre libertina, che si concede adulteri e relazioni clandestine con l’ex-marito senza smettere di amare il proprio uomo, la figlia decisa a non essere come la madre (invano) inseguendo amori impossibili. Scritta dal regista un’ambiziosa commedia cantata (canzoni di Alex Beaupin che cambiano col corso degli anni) che racconta attraverso il tempo la sessualità e i costumi di due donne.

Il film parte dal 1964, dai primi venti di liberazione sessuale e di repressione comunista (il primo marito della madre è un medico cecoslovacco), e arriva nel 2008: in mezzo, l’opera racconta come amore e libertà, abitudini e convenzioni sono cambiate e sono state infrante, mettendo soprattutto in evidenza l’orgoglio dei personaggi per i propri difetti, la leggerezza con cui la vita va presa. Honoré continua a mettere al centro della sua poetica l’attrazione fisica, l’evidenza psicologica dell’eros, ma qui sa farlo con grazia, malizia e levità, usando le canzoni per scavare a fondo nei personaggi (molto bella O Prague cantata dalla mamma da giovane).
Dove il film ha delle carenze però è proprio nella forma e nello stile, che non pare accompagnare – o almeno non sempre – la musica, non diventa armonia della regia, resta statica e non aiuta a superare i cedimenti del racconto, che nella chiusura pare un po’ troppo programmatico. Se quindi Les bien-aimés sa farsi ben volere è per via di una recitazione davvero luminosa: Catherine Deneuve è un mostro sacro e la figlia Chiara Mastroianni pare farle eco, e alla conferma della bellezza di Ludivine Sagnier arriva la sorpresa di un delizioso Milos Forman, che incarna perfettamente quell’unione di giovinezza e vecchiaia alla base del film. E voi cosa ne pensate dei film con canzoni come questo? Continuate a seguirci su Screenweek per saperne di più del festival di Torino.

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