Fare un film su una malattia è impresa molto difficile senza risultare patetici o ricattatori, se poi il tema riguarda gli autori in prima persona è quasi impossibile. Valerie Donzelli riesce nel miracolo: La guerre est déclarée, delegato francese per gli Oscar presentato nella sezione Festa mobile-Figure nel paesaggio del Festival di Torino (dopo Cannes), racconta la vera storia della regista, del figlio e del compagno rielaborandole con la gioia dell’arte cinematografica.
Il film racconta le vicende di Juliette e Romeo, giovane e felice coppia, e del figlio Adam al quale all’età di 8 mesi viene diagnosticato un grave tumore al cervello: lungi dall’arrendersi, la coppia segue le cure, i progressi e i regressi del piccolo, ma anche l’evolversi del loro amore e della loro vita. Scritto e interpretato dalla regista col compagno Jérémie Elkaim (co-protagonista), il film è una sorridente, emotiva, freschissima commedia drammatica che parli di vita mentre affronta lo spettro della morte.
Il film nella sua struttura sarebbe quello di un film realistico di tipo più o meno classico, che usa la malattia come chiave per raccontare un parabola di felicità interrotta, per seguire il dolore di una madre, un padre e un figlio, ma anche della loro coppia, dei loro amici e parenti fino alla conclusione inevitabile della morte o della guarigione; invece Donzelli nel raccontare e incarnare la propria storia d’amore e dolore sceglie la via della gioia, della felicità, del cinema. La guerra che la regista dichiara non è al cancro, ma alla tristezza, alla debolezza di spirito, alla routine, all’isolamento e le armi con cui la combatte sono la vivacità, la fantasia, il brio, l’amore per il cinema, i colori e la musica.
Una favola moderna dai lancinanti toni realistici che incanta lo spettatore con una forza empatica straordinaria, con un’impressionante naturalezza che emerge anche nei momenti più artificiosi (indimenticabile la canzone Ton grain de beauté che i due si cantano a distanza), a cui non basta una sola voce narrante, ma le moltiplica e le sovrappone per ricreare la coralità della vita. Donzelli crea cinema con facilità impressionante e lascia il segno, assieme al suo compagno un tempo di vita ora di scena, su uno spettatore che come loro ha voglia di vivere. Dovrebbe uscire a marzo, non perdetevelo. E intanto continuate a seguire su Screenweek le news e i film del festival di Torino.