Il rock-movie, ossia i film che parlano di gruppi rock o che raccontano le vite di immaginari complessi, non è genere praticato in Italia, forse perché il nostro immaginario in quel senso è fermo a Ligabue, Vasco e pochi altri elementi. Appare quindi una bella sorpresa quella di Carlo Virzì di dedicare il suo secondo film a una rock band immaginaria e di portarlo in concorso al 29° Torino Film Fest.
I più grandi di tutti sarebbero i Pluto, un gruppo rock livornese degli anni ’90, i cui membri ormai hanno preso strade lontane dalla musica. Queste strade cerca di riunirle un ragazzo, aspirante giornalista e fan della band, che vorrebbe girare un documentario sulla band. Riuscirà a far tornare i Pluto sul palco? Scritta dal regista con Andrea Agnello e Francesco Lagi, una commedia sulla musica e i sogni di gloria perduti che fa anche il punto sulla generazione dei “thirtysomething” degli anni ’10.
Infatti il film racconta soprattutto la deriva dei quattro componenti della band, della fine della loro sogni – chi moglie perbene, chi cialtrone patentato, chi accasato, chi a lavorare in fabbrica – ma anche della necessità di poter sognare e fantasticare per vivere: sarà per questo che il giornalista del film, di fronte alla pochezza della band, preferisce far “vincere la leggenda” e cercare di far credere prima di tutti ai protagonisti di essere stati dei grandi, seppure per pochi attimi. IN questo senso, come film alla scoperta del potere del rock, la pellicola di Virzì funziona, diverte e fa venire voglia di ascoltare i Pluto (le cui canzoni sono scritte come le musiche dallo stesso Virzì): è come commedia in sé che non gira.
Edulcorata nei personaggi e nei risvolti e vittima del patetismo che affligge spesso la commedia non sentimentale italiana, e che puntualmente non ha alcun ruolo nell’economia del racconto, se non stimolare artificiosamente l’emozione. Come regista Virzì ha ancora molti passi da fare (sonoro e fotografia lasciano a desiderare), ma sa infondere simpatia al film e sa dirigere un discreto cast che coerentemente col film funziona meglio, da Marco Cocci a Claudia Pandolfi passando per Alessandro Roja e Dario Cappanera, sul palco che non fuori. E per un rock-movie sembra il minimo.