Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler. Continuate a leggerlo a vostro rischio o solo se avete visto gli episodi.
Se American Horror Story vi è mancato, eccoci qua a parlarvi di nuovo della sorprendente e terrificante serie firmata da Ryan Murphy e Brad Falchuk e che va in onda ogni martedì alle 22,45 su Fox Italia. E riprendiamo il filo dagli episodi 4 e 5, in pratica un unico doppio episodio intitolato Halloween: e già il titolo è tutto un programma, promettendo benissimo. E anche mantenendo.
Giunta la festa di Ognissanti, Ben e Viv cercano di rendere la casa più vivace e accogliente, per cacciare vie le voci, ma soprattutto per riuscire a vendere casa più facilmente: ma non sarà così facile, visto che i fantasmi in casa Harmon paiono moltiplicarsi e Larry è intenzionato a farsi pagare per non rivelare di aver ucciso Hayden. Episodio scritto da James Wong e Tim Minear e diretto da David Semel che pare in pratica l’incarnazione dell’essenza della serie: ossia paura, ritmo frenetico, follia visiva e narrativa.
Aperto dal consueto flashback, ma molto più recente del solito, in cui Rubber Man (ossia l’uomo di latex) ammazza una coppia gay di decoratori, l’episodio gioca letteralmente col detto “i fantasmi del passato”, che qui letteralmente si materializzano e danno il tormento ai protagonisti: tutto si verifica ovviamente a metà tra la prima e la seconda parte dell’episodio, con il colpo di scena d’obbligo, quando alla porta bussa Hayden e Ben gli richiude in faccia. E’ morta o no? E’ un fantasma o la ragazza fa parte del ricatto di Larry? La risposta è chiara per chiunque abbia un minimo di confidenza con la “logica” dello show: Hayden è un fantasma che non può abbandonare la terra finché non ha sistemato i propri conti (col passato, evidentemente), finché non ha risolto le cause che l’hanno portata a una morte violenta, come fa capire anche Moira quando uccide la madre moribonda. Finché non si vendica in poche parole: ci proverà in tutti i modi, ma l’intervento del poliziotto Luke (che sembra essere attratto, ricambiato, da Viv) mette fine alla caccia, almeno per questo episodio, e prepara la resa dei conti tra Viv e Ben, costretto dal fantasma dell’ex-amante a rivelare la verità su Boston: tanto che Viv lo caccia di casa. Ma il passato si fa vivo, più o meno, anche per Tate, che durante un appuntamento con Violet che procede per il meglio si vede raggiungere da un gruppo di liceali apparentemente truccati da zombie, che lo tormentano: dicono di essere le vittime di un omicidio commesso da Tate anni prima, quasi venti anni prima. Cosa nasconde Tate? E’ un fantasma anche lui?
Quindi le domande si affastellano in un episodio che filmicamente lavora di accumulo, assemblando apparizioni, visioni e colpi di scena uno dopo l’altro senza lasciare tregua allo spettatore: forse si può criticare la sceneggiatura di mettere troppa carne al fuoco dimenticandosi di cuocere qualcosa (per esempio, la vicenda di Adelaide morta investita da un auto appare lasciata un po’ al caso) ed è troppo facile per la regia mettere il fischio di Twisted Nerve recuperato dal Kill Bill di Tarantino durante un pestaggio. Ma American Horror Story sceglie coscientemente la via del delirio, dell’assedio ai sensi dello spettatore – nei limiti di una serie tv – così come i fantasmi assediano la casa degli orrori (bello il ritorno degli spettri a casa, a fine episodio): prendere o lasciare, ma non si può dire che la serie lasci indifferenti. E chi prende, non può non dirsi soddisfatto. Voi che ne pensate? E quali sono le vostre risposte alle molte domande? Scriveteci e continuate a seguire le vostre serie preferite sul blog di Screenweek.