E siamo già alla terza puntata di The Walking Dead. Dopo due episodi un tantino deludenti, che hanno fatto poco in merito all’avanzamento delle storyline e relativamente all’evoluzione dei personaggi, sembrava che The Walking Dead iniziasse a “soffrire” un po’.. Ma l’episodio andato in onda Domenica, Sopravvivere – un’ora densa ed eccitante di televisione, e il miglior episodio forse dalla premiere della prima stagione – ha dimostrato che c’è ancora un sacco di linfa vitale nel serial cult di AMC.
La settimana scorsa abbiamo lasciato Shane e Otis intenti a rifugiarsi nel liceo cercando di sfuggire ad un’orda di famelici zombie. Li ritroviamo in una situazione ancora peggiore: il cancello non ha resistito, e i due sono inseguiti dai non morti. C’è da dire che, ultimamente, gli zombie di The Walking Dead li trovo un po’ “comici”: sarà voluto o meno? Per salvarsi la pelle, comunque, i due sono costretti a separarsi.
Nel frattempo, Carl è in condizioni sempre più critiche e Lori inizia a chiedersi se l’eventuale morte del figlio non possa essere in realtà una benedizione per lui, così da liberarsi dalla terribile catastrofe che tutti loro, da tempo, si ritrovano a dover affrontare.
Alla fattoria Greene, arrivano anche Glenn e T-Dog, ed in particolare il primo si ritrova subito a legare con Maggie (che una love story, in mezzo all’Apocalisse, stia per nascere?).
Quando Carl si risveglia, e racconta alla madre del suo incontro col cervo (prima di essere sparato..), si consuma il momento più ‘moralistico’ dell’episodio: ci sono abbastanza ragioni per vivere, in particolare per tutto quel bello che c’è per cui vale la pena combattere.
Non ci siamo dimenticati, infine, del resto dei nostri beniamini: Daryl e Andrea continuano la ricerca della piccola Sophia (che ancora risulta scomparsa). In una sorta di parallelismo col risveglio di Carl, anche Daryl e Andrea hanno un confronto sul perché valga la pena vivere (se vi ricordate, Andrea è dalla morte della sorella in pratica che vuole farla finita..), nonostante l’ambiente non sia uno dei più facili e congeniali, ecco.
Nei momenti finali assistiamo al ritorno di Shane senza Otis che, a quanto pare, non ce l’ha fatta. L’episodio si chiude così come inizia, con la scena in cui Shane – davanti allo speccio – violentemente inizia a rasarsi i capelli. Una sorta di nuovo inizio, un modo per chiudere col passato, per dimenticare e ricominciare. E in realtà, grazie ad una serie di flashback, ci viene subito spiegato anche il motivo. Otis non ce l’ha fatta, si, ma quello che Shane ha evitato di dire ai compagni è che per salvare se stesso dal gruppo di non morti, è stato proprio lui a mettere fuori gioco Otis, rendendolo un piatto prelibato per i nostri amichetti zombie.
La morte di Otis è senza ombra di dubbio l’avvenimento più discusso dell’episodio. Attenzione: di seguito, potrebbero essere riportate anticipazioni relativamente ai fumetti da cui è tratto The Walking Dead. Non tanto per il fatto che sia stato Shane ad ucciderlo, un personaggio che abbiamo imparato a conoscere come un tantino ambiguo, quanto il fatto che Otis – nella serie a fumetti da cui è tratto The Walking Dead – è uno dei personaggi principali, che appare in più di venti numeri, e che invece nel serial è stato liquidato in due episodi. La sua morte prova che la serie televisiva è più che intenzionata a prendere le distanza dalle “fonti” create da Robert Kirkman, anche e soprattutto perché – nella serie a fumetti – è proprio Shane a morire durante la permanenza del gruppo alla fattoria Greene.. Come la prenderanno i fedelissimi dei fumetti?
Fra pochi giorni avremo la possibilità di guardarci un nuovo episodio di The Walking Dead. Curiosi? Guardatevi il promo!