In ogni edizione di un festival c’è sempre una sorpresa, una pellicola di cui nessuno sa niente (a differenza di un atteso Tyrannosaur) e si finisce per entrare in sala incuriositi solo da un ottimo cast, che in questo caso comprendeva Jennifer Garner, Olivia Wilde, Alicia Silverstone, Ty Burrell, Rob Corddry, Ashley Greene e Hugh Jackman.
Butter è stata la sorpresa di questa edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, una autentico gioiellino che dispiace sia finito nella sezione Alice nella Città piuttosto che nel Concorso ufficiale.
Secondo lungometraggio di Jim Field Smith (Lei è troppo per me), è ambientato nello stato dell’Iowa, la provincia americana per definizione, e nel “competitivo” mondo delle sculture di burro! Protagonista assoluta è una Jennifer Garner in forma come non si vedeva da tempo, nei panni dell’ambiziosa moglie del più famoso scultore di burro della contea (Ty Burrell di Modern Family). Dalle riproduzioni dell’Ultima Cena di Leonardo e di Schindler’s List fatte interamente con panetti lipidici lavorati a mano, punta a diventare almeno un qualche genere di First Lady. Il suo piano andrà in fumo quando al marito verrà chiesto di mettersi da parte per lasciare finalmente dopo 15 anni il campo libero anche ad altri artisti.
La donna non si arrenderà e si iscriverà lei stessa alla competizione annuale, dimostrando a sorpresa un discreto talento. Purtroppo si dovrà scontrare non solo con una spogliarellista in cerca di vendetta con cui suo marito l’ha tradita (una spassosa Olivia Wilde), ma anche con una dolcissima bambina passata negli anni da una famiglia affidataria all’altra (Yara Shahidi) che finalmente ha scoperto un talento personale e trovato due splendidi genitori che le vogliono realmente bene (Alicia Silverstone e Rob Corddry). La gara sarà solo l’inizio di qualcosa che cambierà per sempre le vite di tutti quanti.
Raccontata così sembra solo una delle storie più assurde dell’anno, invece la commedia poggia su una solidissima sceneggiatura che non solo riesce a delineare perfettamente tutti (dico proprio tutti) i numerosi personaggi presenti, ma anche a divertire come poche altre pellicole viste in questo 2011 con un umorismo che diventa sorprendentemente sempre più grottesco.
Si scopre gradualmente che la gara di burro e le varie linee narrative sono solo il pretesto per far “scogliere” la maschera che riveste la tipica provincia conservatrice americana: i suoi falsi valori, la religione fai da te, il più o meno velato razzismo, le solide famiglie che si sgretolano come in qualsiasi parte del mondo. Le risate si fanno sempre più amare fino al finale, solo apparentemente retorico e denso di significati ed emozioni.
Non vi ho convinto? Allora rilancio con una scena di lap dance con Olivia Wilde, un suo bacio lesbico con Ashley Green (scene davvero non messe lì a caso o per attirare il pubblico) ed un divertente ed inedito Hugh Jackman nei panni di uno stupido bifolco come poche volte se ne sono visti.
Nonostante sia stata girata nel 2010 e poi acquistata dai Weinstein, non si riesce a capire come mai dopo il suo passaggio al Telluride Film Festival non sia stata ancora stabilita una data di uscita americana (infastidito qualcuno?). Probabilmente in Italia arriverà invece nel 2014 in 20 copie, come capita spesso per pellicole di questo tipo. Speriamo davvero non sia così perché Butter è una commedia assolutamente da non perdere.
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