Il bello di essere una rete via cavo come HBO è che non hai l’assillo dell’audience, del rating e dello share e puoi anche produrre programmi per un pubblico selezionato, quello che nel marketing chiamano nicchia. Bored to Death è esattamente uno di quei prodotti, non per tutti i gusti, ma che di sicuro può fare breccia nel cuore di uno zoccolo di appassionati. Creata dallo scrittore Jonathan Ames sulla scia dei suoi scritti, la serie racconta le vicende dello stesso Jonathan, autore sfortunato che annoiato dal non pubblicare i suoi romanzi decide di darsi all’investigazione privata, con risultati discutibili: ad aiutarlo, l’amico disegnatore Ray e l’imprenditore malato di cancro George.
Un terzetto folle composto da tre attori d’eccezione – una delle costanti qualitative della HBO – come Jason Schwartzman (Scott Pilgrim vs. the World), Zach Galifianakis (Una notte da leoni) e Ted Danson (il nuovo capo del team di CSI) che danno la marcia in più a una serie fatta di umorismo sottile, paradossale, che gioca pericolosamente con la noia, come dice il titolo, e che qualche volta ci casca, ma più spesso sa trovare le giuste sfumature nel mix tra giallo e commedia. Negli USA è in corso la terza stagione della serie, i cui primi due cicli sono andati in onda su Sky in Italia, che è cominciata con un tono più spigliato e avvincente. Forse perchè potrebbe essere l’ultima? Per saperlo continuate a seguirci su Screenweek e su Episode39.