Dopo Il mostro della laguna nera, proseguiamo oggi con i classici monster movies della Universal, e con Frankenstein, il capolavoro di James Whale datato 1931. Si tratta non solo della più classica, ma anche della migliore versione cinematografica del romanzo di Mary Shelley, anche se è più precisamente tratto dalla pièce teatrale di Peggy Webling. Il film vede Colin Clive nei panni di Henry Frankenstein (anziché Victor), scienziato che scopre il segreto per far tornare i morti in vita. Dopo aver creato un gigante da parti di cadaveri trafugati dal locale cimitero, Henry e il suo gobbo assistente Fritz (Dwight Frye) gli ridanno vita attraverso l’elettricità, in una delle sequenze più famose della storia del cinema. Il mostro è interpretato dal leggendario Boris Karloff, nome esotico per un inglesissimo attore nato William Henry Pratt. La protesi facciale applicata a Karloff (creata da Jack Pierce) è entrata talmente tanto nell’immaginario colletivo, da essere ancora oggi la prima cosa a cui si pensa quando si pronuncia la parola “Frankenstein”. Anche il personaggio di Fritz, assente nel romanzo, è diventato l’archetipo dell’assistente deforme, parodiato alla perfezione da Mel Brooks in Frankenstein Junior, sentito omaggio al film di Whale in cui Marty Feldman interpreta un esilarante Igor (anzi, “Aigor”!). Un terzo topos introdotto dal film (su questo ammetto di essere un po’ incerto) è quello della folla urlante coi forconi che da la caccia al mostro nel finale.
Insomma, Frankenstein è un film seminale senza il quale l’horror non sarebbe stato lo stesso. E’ anche uno dei primi esempi di viral marketing, se così si può dire: l’identità dell’attore che avrebbe interpretato il mostro fu tenuta segreta fino all’ultimo (addirittura il suo nome non appare nei credits iniziali, ma solo alla fine) e fu fatta circolare solo una foto di Karloff, talmente misteriosa da spingere alcuni a vederla come una conferma che ci sarebbe stato Bela Lugosi nel ruolo. Effettivamente, Lugosi (famoso per il ruolo di Dracula) era stata la prima scelta per la parte del mostro, ma si tirò fuori dal progetto dopo diversi test di make-up andati male. Un’altra ragione dell’abbandono va cercata nell’originale sceneggiatura di Robert Florey, in cui il mostro era una macchina di morte senza cervello. Pare che Lugosi abbia dichiarato: “Ero una star nel mio paese, non farò lo spaventapasseri qui!”.
Il film di Whale è uno dei più riusciti horror di tutti i tempi, così come il suo sequel, La moglie di Frankenstein, di cui parleremo la prossima volta. E ora, godetevi la scena del risveglio del mostro dalla morte, e il gran finale nel fienile!