Ieri vi abbiamo parlato di Prometheus (cliccate qui per l’intervista a Charlize Theron e Damon Lindelof), oggi sfoderiamo dal cilindro un altro film della 20th Century Fox che, pur se meno noto rispetto all’attesissimo prequel di Alien, si preannuncia come un grande capitolo nella fantascienza moderna: In Time di Andrew Niccol. Per chi non lo sapesse, Niccol è il regista di Gattaca, considerato all’unanimità come uno dei migliori film sci-fi del decennio Novanta. Il suo nuovo lavoro torna a giocare su terreni simili: ancora una volta si parla di un mondo futuro in cui l’ingegneria genetica ha perfezionato la razza umana, privandola però dell’umanità. E ancora una volta c’è un uomo che si scontra con il sistema e lo elude per tentare di sopravvivere e uscire dalla situazione di svantaggio in cui si trova dalla nascita. Ma lasciamo la parola alle star: Andrew Niccol, Justin Timberlake e Amanda Seyfried, al Comic-Con per presentare In Time…
La premessa è simile a quella del classico sci-fi La fuga di Logan. È stata una delle vostre fonti di ispirazione?
Amanda Seyfried: Cos’è La fuga di Logan? [troppo giovane per saperlo!]
Andrew Niccol: A dire la verità il mio film è un po’ l’opposto: in La fuga di Logan, morivi a un’età prestabilita, nel nostro vivi per sempre. La bella notizia è che, in questo futuro, smetti di invecchiare a 25 anni. La cattiva notizia è che sei geneticamente programmato per vivere solo un altro anno. Perciò sei costretto a comprare più tempo, o rubarlo, tutto quello che puoi. In Time è un action thriller, e molti spettatori andranno semplicemente per godersi quel livello, gli inseguimenti, Amanda che punta una pistola in faccia alla gente… Ma altri vanno per le idee. Perchè il film dice qualcosa sul desiderio di rimanere giovane per sempre: anche se non possiamo ancora spegnere il gene dell’invecchiamento, facciamo lo stesso di tutto per restare giovani.
Justin, cosa ti ha attirato di questo progetto?
Justin Timberlake: Quando ho letto lo script, sono stato catturato dal personaggio: amavo la storia di Will, il suo attraversare circostanze estenuanti insieme a Sylvia, il personaggio di Amanda. Andrew ha un’abilità sovrannaturale, quella di prendere un soggetto e farne un’incredibile macchina spettacolare inserendo allo stesso tempo una riflessione sul presente.
Ma a voi piacerebbe poter restare per sempre giovani come i vostri personaggi?
AS: No, a me piace invecchiare, perché credo che un giorno finalmente riuscirò ad apprezzare me stessa. Non posso immaginare di avere per sempre la stessa età.
AN: Nel film c’è un personaggio interessante, che possiede centinaia di anni sul suo orologio e ne ha già vissuti 105, ma vuole morire. L’idea è che, anche se avessimo la possibilità di spegnere il gene dell’invecchiamento e vivere per sempre, la nostra psiche non starebbe al passo con il fisico. La tua mente può essere consumata anche se il tuo corpo è rimasto giovane. Per questo credo sia necessario invecchiare.
Justin, parlaci un po’ del tuo ruolo…
JT: Per me, questo è stato il primo ruolo da protagonista assoluto. Quello che esce domani [Amici di letto, nda] ne ha due di protagonisti. Qui invece ti svegli con il mio personaggio ed è una delle ultime facce che vedi. Fisicamente è stato estenuante, ma psicologicamente una nuova ed eccitante sfida. Ero la persona più esaltata sul set, amavo la storia e il personaggio. Adoro l’idea dell’uomo ordinario che si trova in circostanze eccezionali: questo mi attirato del personaggio. Certo, non dà fastidio avere al proprio fianco un’attrice bella come Amanda Seyfried…
La parte d’azione ha dunque molto peso, nel vostro film…
AN: L’azione è organica alla storia, che letteralmente è una corsa contro il tempo. Ci sono molti inseguimenti a piedi, il tempo è la valuta corrente e c’è un orologio che ticchetta costantemente in ogni scena.
JT: Sono cresciuto con gli action movie classici, Arma letale, Rambo, Die Hard. Film d’azione basati sulla recitazione, sui personaggi, cosa che rendeva il tutto più reale, perché ti senti lì con loro e vuoi vedere come se la caveranno. Non mi interessa, dunque, vedere 200 milioni di dollari spesi sullo schermo, voglio più che altro dei personaggi con cui potermi relazionare. Tutti i migliori film d’azione ci riescono.
Si chiude così il nostro incontro: come vedete, il regista e gli attori hanno parlato meno di Lindelof e Theron nel caso di Prometheus, ma è anche vero che hanno avuto meno tempo a disposizione. Quale ironia.
Rimanete sintonizzati: domani concludiamo la trilogia di interviste con Rupert Wyatt e Andy Serkis per L’alba del pianeta delle scimmie!