
“Da quando è uscito Avatar, molti mi domandavano se il 3D sarebbe stato la grande novità del cinema. Io rispondevo che il 3D mi è sempre piaciuto, sin da quando ero bambino”. A parlare è uno dei più grandi visionari del cinema degli ultimi quarant’anni, Francis Ford Coppola, che spiega così la sua decisione di abbracciare la nuova tecnologia nel suo ultimo lavoro, il thriller gotico (per mancanza di una definizione migliore) Twixt, interpretato da Val Kilmer. L’attore era presente insieme a Coppola e al compositore Dan Deacon, frontman de Channel 59, che ha eseguito la musica del panel dal vivo.

Gli originali occhialini 3D distribuiti prima del panel. Poe approverebbe. Si può dire senza tema di smentita che quello di
Twixt sia stato il panel più originale del Comic-Con. Lo stesso Coppola lo ha definito più una “prova generale” di un progetto ambizioso e affascinante. Nelle parole del regista: “Sono passati 170 anni da quando l’arte è diventata registrabile con la prima fotografia scattata. Oggi, la maggior parte di ciò che arriva ai nostri sensi è registrato, “in scatola”, raramente si tratta di un’esperienza live. Ci siamo chiesti: perché anche i film devono essere per forza “in scatola”? Credo che anche nel cinema debba penetrare l’esperienza live, e dunque ho pensato di portare il mio film in tour, con musica eseguita dal vivo”. Ma non è tutto: “Sarà una vera e propria performance: ora che un film non è più necessariamente pellicola, ma un file digitale, grazie a un programma sviluppato dalla mia Zoetrope possiamo montare il film al volo, cambiare l’esperienza e adattarla al pubblico. Posso anche mettere lo shuffle, volendo!”.
Per dimostrare ciò, Coppola ci ha mostrato per una seconda volta il filmato con il quale ha aperto il panel, ma con lievi differenze. Arriviamo dunque al filmato in questione: possiamo definirlo una sorta di trailer allungato di
Twixt, parte il 2D e parte in 3D. Val Kilmer interpreta Hall Baltimore, uno scrittore di romanzi horror che ha perso l’ispirazione. Durante un tour promozionale finisce in una piccola città, dove lo sceriffo locale gli propone di investigare su una serie di delitti definiti “le esecuzioni dei vampiri”: le vittime sono state uccise da un paletto di legno conficcato lentamente nel cuore, come se fosse stata una strana macchina a farlo. Baltimore inizia dunque le indagini, e si imbatte anche in una gang di “ragazzi perduti”, una sorta di banda gothic guidata da un leader che si fa chiamare Flamingo. Di questi fa parte anche V (
Elle Fanning), che fa amicizia con lo scrittore.
Detta così, la pellicola sembra un regolare thriller, ma in realtà il modo in cui Coppola ha girato il tutto ricorda più il cinema di
David Lynch: atmosfere inquietanti, personaggi eccentrici, salti narrativi, umorismo stralunato. Pensate che Baltimore trova nello spettro di
Edgar Allan Poe (ai cui racconti i dellitti vengono paragonati. Non pensate a
Raven, però!) una sorta di spirito guida onirico. La parte su Poe viene in realtà da un sogno dello stesso Coppola: “A me interessa sempre fare film che abbiano dentro una parte di me. Ma come rendere personale una storia gotica? Utilizzando un sogno che ho davvero fatto, in cui, come nel film, si vedevano bambini uscire dalla tomba, la ragazzina interpretata da Elle Fanning, e Poe, a cui dicevo ‘mostrami la via’. Credo che anche Poe in vita abbia avuto uno spettro-guida”.
Come detto,
Twixt è parte 2D, parte 3D: “Ammetto che non mi piace vedere i film con gli occhiali. Durante
Avatar me li sono tolti diverse volte, per rimetterli quando si avvicinava una scena particolarmente spettacolare. Penso che solo alcune sequenze dei film debbano essere 3D, così almeno si evita il mal di testa!”.
Thriller gotico? Horror? Storia di vampiri? Non è chiaro, e questo è il bello. Tra sequenze oniriche e scene in bianco e nero, si aggira una Fanning eterea e affascinante. “Mi è sempre piaciuto il gotico/romantico, d’altra parte ho iniziato come assistente di
Roger Corman. Gli lavavo l’auto ogni settimana, ma ho imparato tantissimo da lui”. Ad esempio l’amore incondizionato per il cinema e l’indipendenza a tutti i costi: “Mi sento più libero lavorando a basso budget. Credo che il cinema abbia ancora grandi sorprese in serbo, e di certo per salvarlo non è necessario girare tutti i film in 3D”.
Verso la fine della presentazione, arriva dal pubblico una domanda che tutti condividono: “Potrebbe prometterci che non farà mai un remake de
Il padrino?”. “Vorrei, ma quando ho fatto
Il padrino avevo 29 anni e nessun controllo legale sul progetto. Paramount ha i diritti, quindi chi lo sa? Certo, è un peccato che si spendano soldi per rifare vecchi film, perché potrebbero essere investiti in storie nuove”. Applausi. Giù il sipario.
Vi ricordiamo che per seguire gli aggiornamenti dal San Diego Comic-Con potete collegarvi al nostro speciale e alla pagina dell’evento.