Proseguiamo il nostro viaggio verso terre inesplorate, in compagnia di Johnny “Jack Sparrow” Depp e di tutta la ciurma di Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del Mare, quarto capitolo, diretto da Rob Marshall, delle avventure dei Pirati dei Caraibi e grande ospite del Festival di Cannes, da poco iniziato. Lungo questo viaggio cercheremo di ripercorrere tutti quei titoli che hanno reso grande il cinema incentrato sulle avventure dei più temibili filibustieri, esplorando nella maniera più completa anche la saga dedicata al capitano Jack Sparrow. Dopo avervi parlato de La Maledizione della Prima Luna, Captain Blood, Hook – Capitan Uncino, Pirati, La Maledizione del Forziere Fantasma, Le avventure di Peter Pan, I Goonies, I Muppet nell’isola del tesoro, Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo e Capitan Harlock, è arrivato il momento di scomodare un ex gladatore, che si è dedicato anche all’arte della navigazione. Stiamo ovviamente parlando di Russell Crowe, protagonista di Master and Commander: Sfida ai confini del mare.
Molto spesso, si sa, un attore rimane legato a quel ruolo che l’ha reso famoso e che, in un modo o nell’altro, continuerà ad identificarlo per il resto della sua carriera. Così, allo stesso modo in cui Sylvester Stallone continuerà ad essere chiamato Rocky o Rambo e Arnold Schwarzenegger Terminator, Russell Crowe rimarrà per tutti il gladiatore, protagonista del film omonimo. Eppure ci troviamo di fronte ad un interprete la cui versatilità è a dir poco straordinaria, ancor più se si pensa al fatto che, nonostante la sua stazza, sia in grado di dare il meglio di sé anche nei ruoli più cerebrali, risultando ugualmente convincente, se non di più.
Attraverso la sua filmografia quest’attore è passato dall’essere un antico romano al diventare un matematico tanto geniale quanto folle, risultando convincente ogni volta e riuscendo anche a ritagliarsi un po’ di tempo per il ruolo di “capitano coraggioso”. Il film a cui si sta facendo riferimento è ovviamente Master and Commander: Sfida ai confini del mare, diretto nel 2003 da un solido regista come Peter Weir.
La storia, ambientata nel lontano 1805, è quella di Jack “lucky” Aubrey (Russell Crowe), capitano del Surprise, un vascello della marina britannica. Un giorno quest’uomo riceve l’ordine di intercettare l’Acheron, uno dei più importanti e imponenti vascelli della marina francese. Si tratta ti una mossa che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta all’interno di quella guerra tra Napoleone e l’Inghilterra. Consapevole della sua inferiorità, sia a livello di armamentario che di grandezza, il capitano Aubrey decide lo stesso di portare a termine (o perlomeno di provarci) questa missione, entrando spesso in collisione con lo scetticismo del medico di bordo, il Dr. Stephen Maturin (Paul Bettany). L’inseguimento diventerà una vera e propria partita a scacchi, all’interno della quale ogni mossa va calcolata nel minimo dettaglio.
Girato quasi interamente su quelle ingombranti navi tanto fondamentali per lo svolgersi degli eventi, Master and Commander: Sfida ai confini del mare, è un film caratterizzato da uno stile e da una raffinatezza unici, in grado di prendere tutte quelle particolarità tipiche dei kolossal e dei blockbuster, riadattandole ad un’estetica di stampo prettamente classico, che si rifà ad una certa maniera di fare cinema tipica soprattutto della vecchia Hollywood. Si tratta di una pellicola che lascia poco spazio all’azione, soffermandosi su una lotta più che altro ragionata, ma, in fin dei conti, è proprio questo il suo fascino.
Alla buona riuscita di quest’opera – ed è quasi inutile sottolinearlo – ha contribuito in maniera determinante l’interpretazione di Russell Crowe. Solenne, fiero e più carismatico che mai. Praticamente l’uomo a cui affideresti la cosa a te più cara.