Salute a voi tutti, cari lettori che seguite questa umile rubrica. Come l’anno scorso, vi facciamo gli auguri di Buona Pasqua con un numero speciale in tema con la festa di oggi. E i proponiamo un film che, meglio di tanti altri, racconta la Passione di Cristo e riesce anche a divertire con numeri musicali dal gusto tremendamente hippie. Stiamo naturalmente parlando di Jesus Christ Superstar, l’opera rock di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice così come è stato rappresentata al cinema da Norman Jewison.
Fu Barry Dennen, attore che interpretava pilato nell’album che aveva poi portato al musical di Broadway, a suggerire a Jewison di tratte un film dall’opera. Dopo aver ascoltato il disco, in cui Ian Gillan dei Deep Purple interpretava la parte di Gesù, il regista si convinse a dirigere il progetto. La pellicola fu girata nel 1972 in Israele e altre location mediorientali, e si fa notare principalmente per il suo stile bizzarro, che mescola antico e moderno – le guardie di Pilato armate di mitragliatori, Pilato stesso che sfoggia una villa con piscina – e per l’approccio meta-cinematografico nel mostrare il cast e la troupe che arrivano sul set in bus e che, alla fine, smontano tutto dopo la crocifissione per ripartire con lo stesso bus.
Il cast è composto quasi tutto da attori che già avevano interpretato la rappresentazione di Broadway: Ted Neely, l’attore che interpreta Gesù, a teatro aveva solo fatto la parte di un lebbroso e di un reporter, ma aveva preparato anche il ruolo principale in quanto sostituto ufficiale del protagonista. La parte era stata offerta prima a Gillan, che però rifiutò per andare in tour con i Deep Purple. Memorabile anche l’interpretazione di Carl Anderson nei panni di Giuda, che nel testo è reso molto più umano e sfaccettato (suggerisce che darà i trenta denari ai poveri), e in generale alcuni cambiamenti suscitarono le ire sia della comunità ebraica, che ci vedeva dell’anti-semitismo, sia quelle cristiane, che consideravano il ritratto di Gesù, rappresentato come un giovane che allude anche a una vita sessuale, blasfemo. I testi furono anche parzialmente cambiati per cercare di non urtare troppo i sentimenti del potenziale pubblico. Circa quarant’anni dopo, le polemiche si sono ovviamente spente e rimane solamente un film capace come pochi di scattare un’istantanea di un’epoca, ma anche sincero e sentito più di tante leccate e legnose mega-produzioni, rese innocue per la troppa paura di offendere. Qui sotto una selezione di scene mitiche dal film. Buona Pasqua a tutti!!