Regia: Massimo Coppola
Cast: Erica Fontana, Alexandra Pirici, Marcello Mazzarella, Angela Goodwin, Antonella Attili, Alfio Sorbello, Manrico Gammarota
Durata: 95 minuti
Anno: 2010
Eva è una ventenne rumena che vive a Bucarest. Non è mai dovuta dipendere da niente e da nessuno ed ha un carattere forte ed indipendente.
Quando perde il lavoro decide di trasferirsi in Italia. La sua meta è Melfi, la sede dell’importante stabilimento della Fiat, e troverà l’ospitalità di Anna e della sua famiglia.
Ma Eva non è venuta in Italia per fare fortuna o per scappare da qualcosa: il suo scopo è un altro ed è ben preciso.
Il film di Massimo Coppola, noto soprattutto per i suoi programmi tv a sfondo sociale come Avere Ventanni (prodotto da Mtv), è stato presentato lo scorso anno al Festival di Venezia nella Settimana della Critica.
E’ una pellicola drammaticamente morbosa che non riesci a capire dove voglia andare a colpire. Troppa carne al fuoco, troppi i temi lanciati e poi poco sviluppati o mal raccolti.
L’inizio ricorda il bellissimo Cover Boy, che in quel caso seguiva le vicissitudini di un giovane rumeno trasferitosi in Italia. Davvero intensa la presentazione di Eva, interpretata con grande talento dalla giovane Alexandra Pirici, e non si può non notare l’impegno e lo sforzo di Coppola nel rendere originale ogni inquadratura e ogni scena.
Quando la storia prosegue in Italia si segue con attenzione le vicende della ragazza, che trova ospitalità (in un modo a dir poco irrealistico) nella famiglia di Anna (Erica Fontana)
Le ragazze condividono lo stesso sguardo triste e nonostante abbiano molto in comune non dialogano se non a monosillabi, e per una buona metà della pellicola si prova un certo grado di tensione perché si comprende che l’obiettivo di Eva non è trovare un semplice lavoro, e invece sta architettando qualcosa (e non solo perché si è letta la sinossi prima di entrare in sala, o almeno spero).
Il crollo arriva però nella seconda parte con una serie infinita di dialoghi e scene ai limiti dell’assurdo. Lo sfumato e il non detto sono normalmente intriganti, ma in questo caso irritano lo spettatore per la poca coerenza nello sviluppo della storia e finiscono per urtarlo o per annoiarlo a morte. Non parliamo poi delle decine di canzoni in sottofondo, scelte con cura ed apprezzabili, interrotte bruscamente: utilizzare alcuni espedienti solo per dimostrare superiorità nei confronti del pubblico mi pare solo l’ennesima mossa forzata e poco geniale.
La scena madre nel finale è poi troppo lunga e articolata per essere credibile: si è capito che la protagonista non è né stupida né ingenua, ma farla parlare come una professoressa di filosofia mi sembra davvero eccessivo.
Del film mi ha colpito e rimane solamente il rapporto tra l’uomo e la fabbrica, una relazione quasi simbiontica di odio-amore. Si detesta ma non si può fare a meno di staccarsi e crea legami ancora ben più saldi rispetto a quelli famigliari: quando si perde un lavoro ci si dispiace realmente o si prova un senso di liberazione che ci permette di cogliere quello che vogliamo realmente fare nella vita?
Spunto interessante quello che ci fornisce Massimo Coppola, sviluppato in una pellicola troppo poco umile per essere presa realmente sul serio.
Voto: 5
Hai Paura del Buio uscirà nelle sale italiane venerdì 6 maggio. Per tutte le informazioni e i materiali sulla pellicola vi rimando alla nostra scheda sul database.