Ci avviciniamo alla conclusione della prima fase di Pezzi di cinema, come vi spiegherò meglio la settimana prossima. Mi pareva doveroso citare almeno una volta il gruppo comico che trovo la cosa più geniale ed esilarante scaturita da questo pezzo di roccia vagante nello spazio… i Monty Python!! Avrei voluto trattare di Brian di Nazareth, ma per una maledetta regola auto-imposta qui si parla solo degli anni Ottanta, e per un pelo Brian non c’entra. Dunque, signore e signori… e ora qualcosa di completamente diverso!
Il senso della vita ha vinto il Gran Premio della Giuria a Cannes, e per questo è forse l’opera più famosa del sestetto inglese composto da Graham Chapman, John Cleese, Eric Idle, Terry Jones (qui regista), Michael Palin e Terry Gilliam. Tutti impegnati, come di consueto, ad alternarsi nei numerosi ruoli richiesti all’interno dei vari segmenti di cui è composto il film. La struttura è quella, arci-nota, del loro rivoluzionario show televisivo, Monty Python’s Flying Circus: ovvero capitoli a tema legati tra loro da transizioni surreali e stralunate.
The Meaning of Life parla di un po’ di tutto: educazione sessuale, religione, guerra, razzismo, nascita, crescita, vecchiaia, morte. Un concentrato di causticità, che proietta il classico stile dei Python oltre i propri limiti, e quelli del buon gusto: ne esce un ritratto devastante, ridicolo ma drammatico allo stesso tempo, non solo della società inglese, ma dell’umanità in generale. In un caso come questo, è davvero, davvero, davvero, davvero, davvero difficile scegliere una sola sequenza che rappresenti il film in toto. Perciò, ne ho selezionate un paio: la lezione di sesso e il Tristo Mietitore. Bon appetit!