Qualunquemente: ScreenWEEK intervista Davide Giordano, il figlio di Cetto!

Qualunquemente: ScreenWEEK intervista Davide Giordano, il figlio di Cetto!

Di Filippo Magnifico

Qualunquemente Antonio Albanese foto dal film 1

Dopo una lunga campagna elettorale, che non ha risparmiato niente e nessuno, Cetto La Qualunque è riuscito a conquistare il cuore di gran parte degli spettatori, che gli hanno dimostrato fiducia regalandogli in soli tre giorni 5.395.840 euro di incasso. Sarà per l’innegabile riflessione odierna contenuta al suo interno o semplicemente per l’affetto che il pubblico prova nei confronti di un grande artista come Antonio Albanese, resta il fatto che Qualunquemente, pellicola incentrata sulle (losche) vicende del personaggio creato dal comico nel 2003, si sta rivelando un grande successo. ScreenWEEK.it ha avuto modo di fare una piacevole chiacchierata con Davide Giordano, giovane promessa del cinema che nel film diretto da Giulio Manfredonia interpreta Melo, l’ingenuo figlio di Cetto La Qualunque. Un ragazzo che si trova suo malgrado a dover confrontarsi con un mondo che non lo rappresenta, costretto a sopportare il peso di un “nome importante” come il suo. Qui sotto trovate l’intervista:

[Filippo Magnifico] Parlaci del tuo personaggio: Melo. Un ragazzo normalissimo, senza troppi grilli per la testa, che si ritrova a dover fare i conti con un padre diametralmente opposto come Cetto.

[Davide Giordano] La cosa che ci interessava era raccontare il rapporto di questo personaggio con il padre Cetto. Un rapporto che ha tanti livelli di lettura. Melo adora profondamente il padre ma ne è totalmente succube. Cetto, una volta tornato, decide che il figlio “va raddrizzato, perché non va bene”, per cui abbiamo cercato di costruire un personaggio che all’inizio fosse l’esatto opposto del padre: Cetto è un uomo sicuro e virile, mentre lui è molto impacciato. È stato interessante creare questo personaggio attraverso i piccoli dettagli: la camminata, il modo di muovere la testa, la voce che mette in evidenza il suo essere vulnerabile. Abbiamo cercato di costruire un personaggio che desse l’impressione iniziale di non riuscire a stare al passo con il padre, per poi diventare un “Cetto Medio”, come lo chiamo io.

[F.M.] Ti sei ispirato a qualcuno per questo ruolo? Un paragone con Renzo Bossi, meglio conosciuto come “Il Trota”, sembra inevitabile.

[D. G.] In realtà no. Non ci siamo ispirati a nessuno di reale. Si tratta di una pura coincidenza, l’unico punto di contatto è il fatto che Cetto chiama suo figlio “polipo”. Io mi sono ispirato a tanti film, spaziando tra pellicole come UP della Pixar – nello specifico i primi minuti, quando si vede il protagonista bambino – fino ad arrivare a Il Papà di Giovanna di Pupi Avati. Sono state ispirazioni, che, sebbene questi titoli siano lontani dalla storia di Qualunquemente, mi hanno aiutato nell’interpretazione.

[F.M.] Melo è un personaggio fuori dal tempo, è giusto dire che all’interno della storia sia proprio lui a rappresentare la componente fantastica?

[D. G.] In realtà tutti i personaggi di questa storia sono degni dei fumetti. Abbiamo cercato di renderli il più ridicoli possibile. Sicuramente Melo è quello più puro all’interno del film. All’inizio è incontaminato dalla volgarità, dall’immoralità che regna nel resto dei personaggi.

[F.M.] Visti i recenti fatti di cronaca, è giusto definire Qualunquemente un film attuale?

[D. G.] Penso che sia ingiusto definire questo film. Qualunquemente è un insieme di tanti generi. Riprendendo le parole di Oscar Wilde, potrei dire che quando un’opera è nuova la gente cerca sempre di incanalarla e di volerla definire. In realtà trovo questo film un’opera fantastica, che presenta molti riscontri con la situazione italiana odierna. Ma non è un film che vuole fare cronaca, il suo intento è far divertire la gente in modo sano e non ricorrendo all’uso della risata sciocca. Ci sono momenti comici e anche momenti drammatici.

[F.M.] Hai detto che non si tratta di un film da “risata sciocca”. Sarebbe più giusto definirla “risata amara”?

[D. G.] A tratti può esserci anche quello. È un film che sicuramente fa fare delle riflessioni, ma non necessariamente sull’aspetto politico. Se pensiamo al personaggio di Melo, la riflessione riguarda i cattivi esempi e il modo in cui possono annientare un’anima pura. Nel rapporto tra Melo e Cetto non c’è politica e di rapporti come questo, che vedono i figli succubi dei padri, ce ne sono tantissimi.

[F.M.] Parlaci della tua esperienza sul set. Che atmosfera si respirava e com’è stato girare questo film?

[D. G.] È stato molto divertente. È stata un’esperienza coinvolgente a 360 gradi, perché per me era la prima volta al cinema e mi sono confrontato con un linguaggio completamente nuovo. Io ho frequentato l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico, per cui ritrovarmi sul set è stata un’esperienza nuova. Ma grazie ad Antonio Albanese e Giulio Manfredonia, che sono stati dei padri eccezionali, è stato tutto meraviglioso. Sul set si respirava un’aria rilassata e divertita, cosa che sicuramente ha contribuito alla buona riuscita del film.

[F.M.] Vedremo un Qualunquemente 2?

[D. G.] Questo non lo so, ma spero con tutto me stesso che Antonio e Giulio si uniscano ancora, perché i film che fanno sono veramente belli.

[F.M.] Progetti futuri?

[D. G.] Ci sono, ma in questo momento non posso parlarne per “imposizioni superiori”.

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