Pezzi di cinema: Rambo (1982)

Pubblicato il 18 dicembre 2010 di Marco Triolo

Lo abbiamo tralasciato finora, ma non possiamo più farne a meno: Rambo è una delle icone indiscusse del decennio Ottanta, scippato da Reagan e compagnia per farne il simbolo di un’America reazionaria e dal grilletto (atomico) facile, ma in origine nato come amara riflessione sul Vietnam e sul fallimento di una nazione. Tratto dal romanzo “First Blood” di David Morrell – che anni prima Tomas Milian tentò invano di far adattare in Italia – Rambo è la storia dell’omonimo veterano interpretato da Sylvester Stallone, fisico e volto istantaneamente leggendario. Un uomo incapace di connettersi con un paese che non riconosce più, molto più a suo agio in guerra, dove rispondeva di attrezzature da milioni di dollari mentre ora non riesce “neanche a trovare lavoro come parcheggiatore”. Per la verità, la figura di Rambo nasce da una leggenda metropolitana secondo cui i soldati di ritorno dal Vietnam venivano accolti a suon di sputi e offese dai manifestanti. Cosa non vera, ma è indubbio che la metafora di un paese che rinnega le azioni passate di cui si vergogna calzi a pennello.

Storicamente, è curioso scoprire come il ruolo fosse stato offerto anche al nostro Terence Hill, prima che l’attore rifiutasse per l’eccessiva violenza. Altri nomi di spicco che ricevettero l’offerta furono Al Pacino e Dustin Hoffman. Fu solo grazie al successo di Rocky che Stallone poté entrare nel progetto e convincere i produttori a riscrivere il copione per rendere più simpatico il personaggio di John Rambo, che nel romanzo originale uccide a sangue freddo le guardie che lo trattengono in prigione nelle prime sequenze. Da ricordare anche la performance di Richard Crenna nei panni di Trautman e di Brian Dennehy in quelli dello sceriffo Teasle.

Qui trovate il famoso monologo finale, qui sotto invece una chicca assoluta: il finale alternativo!

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