The Ward: la recensione dal Torino Film Festival

Pubblicato il 29 novembre 2010 di Marco Triolo

The Ward Amber Heard Foto Dal Film 01

Ho fatto una capatina al Torino Film Festival nell’arco dell’ultimo weekend, soprattutto per avere la possibilità di vedere in anteprima uno dei film più attesi dagli appassionati di cinema horror: The Ward, il ritorno di John Carpenter dietro la macchina da presa dopo nove anni di silenzio. E il verdetto è decisamente positivo, guarda un po’.

Le opinioni che avevano iniziato ad affiorare dopo la presentazione al Toronto Film Festival non erano molto incoraggianti, anche se traspariva chiaro un messaggio: Carpenter aveva girato un film old school totalmente nelle sue corde e totalmente fuori dal tempo. A deludere era stata proprio quest’attitudine, forse: molti speravano in un ritorno ai massimi livelli e soprattutto in un film che provasse quanto il regista newyorkese non fosse datato. Beh, in qualche maniera c’è riuscito, facendo l’opposto. Perché, vedete, The Ward è un film d’altri tempi, ma senza essere nostalgico. E’ un film girato con uno stile che più classico non si può, ma con una maestria registica da professionista “di una volta”. The Ward è percorso da una tensione e da un ritmo invidiabili, puntellato dai classici movimenti di macchina rigorosi del regista, fotografato, montato, recitato e scritto come se gli anni Ottanta non fossero mai finiti. Male? Non direi proprio, se poi il risultato è che, presa una sceneggiatura non eccezionalmente brillante (di Michael e Shawn Rasmussen), il maestro ne ha fatto un film godibile, divertente, e in grado di tenere incollati alla poltrona anche di fronte a un twist che bene o male tutti capiscono nel corso del primo tempo.

La storia, come detto, è semplicissima: c’è una ragazza di nome Kristen (Amber Heard), che viene internata in un manicomio negli anni Sessanta, dopo aver dato fuoco a una fattoria. Lì, il dottor Stringer (Jared Harris, il Moriarty di Sherlock Holmes 2) cura le sue pazienti con metodi psichiatrici all’avanguardia, ma senza snobbare il buon vecchio elettrochoc. Kristen incontra le altre pazienti, tutte belle (tra cui Lindsy Fonseca e Danielle Panabaker) e scopre ben presto che l’edificio è infestato da uno spettro sfigurato che uccide le pazienti una per volta.

Una storia così in mano a chiunque altro sarebbe diventata buona al massimo per un fondo di magazzino di quelli che riempiono le sale italiane d’estate. In mano a Carpenter, sfoggia un’aura da drive-in che non può che stampare un sorriso in faccia agli amanti dell’orrore. Ora non resta che sperare che il maestro non aspetti altri dieci anni per tornare alla regia. Ah, buone notizie per tutti voi: The Ward uscirà anche da noi, distribuito dalla BIM. Ancora non sappiamo la data, ma almeno questa è una certezza.

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