Mi sbilancerò: The Social Network è il capolavoro di David Fincher. E’ meglio di Seven, è meglio di Fight Club: è il film in cui giunge allo zenith lo stile di Fincher, che gira in un digitale incredibile (indistinguibile praticamente dalla pellicola) e costruisce un dramma sull’amicizia mascherandolo da film su Facebook, e servendosi di un’impalcatura adamantina costituita dalla sceneggiatura di Aaron Sorkin e dalle musiche di Trent Reznor e Atticus Ross. Fincher, tra alti e bassi, ha costruito un percorso chiaro: dagli eccessi dei primi tempi, dallo stile barocco di Fight Club, è andato ad asciugare sempre di più fino alla sobrietà di Zodiac e ora ha distillato il meglio del suo cinema in un qualcosa che verrà ricordato negli anni a venire.
The Social Network racconta la storia di Mark Zuckerberg, della creazione di Facebook e della battaglia legale che seguì, tra Zuckerberg, il suo socio Eduardo Saverin e i gemelli Winklevoss, originari commitenti che si sentirono defraudati quando Zuckerberg sviluppò il loro concetto iniziale in qualcosa di radicalmente nuovo e rivoluzionario: un sito in grado di riunire in una rete gli studenti del campus di Harvard. Nell’equazione entra poi anche Sean Parker, fondatore di Napster: il triangolo Zuckerberg/Saverin/Parker è trattato come un vero menage a trois amoroso, con tanto di gelosia e colpi bassi. Fincher si serve di un gruppo di giovani attori bravissimi: ottimi Jesse Eisenberg e Justin Timberlake, ma Andrew Garfield si mangia tutti a colazione, e sapere che sarà il nuovo Spider-Man mi riempie il cuore di gioia.
The Social Network, dicevamo, è un film sull’amicizia, o meglio ancora sulla fine di essa. E’ la storia di un geniale misantropo incapace di gestire i rapporti umani ma che in fondo non è cattivo, è solo una persona terribilmente sola. E alla fine, tutta la sua battaglia Mark la combatte per una ragazza, per avere qualcuno vicino. Andatelo a vedere e soprattutto segnatevi questo: agli Oscar non ce ne sarà per nessuno.