A Natale Mi Sposo, la recensione in anteprima

A Natale Mi Sposo, la recensione in anteprima

Di Gabriele Niola

A Natale mi sposo Poster ItaliaRegia: Paolo Costella
Cast: Massimo Boldi, Vincenzo Salemme, Nancy Brilli, Elisabetta Canalis, Massimo Ceccherini, Enzo Salvi, Teresa Mannino
Durata: 96 minuti
Anno: 2010

“Quest’anno Natale arriva prima!” è il claim che da qualche anno ad intervalli non regolari accompagna il controcinepanettone, cioè il film del separatista natalizio Massimo Boldi che si contrappone a quello ufficiale De Laurentiis/De Sica. Il senso è che, dato che il pubblico di questi film è un pubblico natalizio, cioè che va in sala solo a Natale, gli si comunica che sempre di quelle cose si tratta, il che è molto chiaro anche da trailer e locandina fatti come quelli ufficiali. Quest’anno addirittura hanno anche preso la parola Natale nel titolo, benchè nel film non ci sia mai nemmeno un riferimento al Natale.

Ma non è questo il punto, è evidente. Mentre De Sica/De Laurentiis fanno un cinema che punta all’incasso e al divertimento basso fine a se stesso, ripetendo come zombie romeriani le medesime situazioni e le medesime gag da anni, con il solo aggiornamento di abiti e riferimenti pop (dentro il collo alto e Facebook, fuori gli sms e il sushi), Boldi vorrebbe fare di più.
E forse qui sta il vero, grande fastidio che suscitano i suoi film. A fronte di gag anche meno divertenti di quelle della concorrenza (l’umorismo verbale è ai minimi storici e lasciato solo a Salemme), Massimo Boldi vuole avere una sua poetica e degli ideali, tutti ruotanti intorno ai valori base di autenticità, famiglia e attaccamento al popolo, ben esemplificati dalla sovrapresenza taumaturgica del matrimonio come unica risoluzione di qualunque tensione sentimentale. Roba che neanche nella Sicilia di Germi! L’unica possibilità di respiro la fornisce Massimo Ceccherini come sempre sprecato e come sempre portatore sano di un’assurdità e una violenza concettuale superiore alle sue volontà ma genuinamente corporale e istintivamente anarchica.

Per questo la conquista migliore di questi “natali alternativi” è stata fin dal primo film 4 anni fa, quella di farci rivalutare il cinepanettone ufficiale, mostrando per contrasto come gli altri in fondo siano più onesti e consapevoli di sè.
Fare soldi al cinema non è facile e qualcuno lo deve fare, per forza. Farlo bene con classe è quasi impossibile e un prodotto che incassi più di tutti in un periodo di tempo molto limitato non è un dramma. Nessuno ci obbliga a vederlo, nè a sponsorizzarlo. Ma serve.
I film di Boldi invece non incassano molto, non sono onesti, non sono divertenti nè carini e pretendono di fare una strisciante morale che nulla ha di originale e personale ma sembra solo la conferma delle idee preconcette sul “cos’è bene” che si potevano avere negli anni ’60. Il trash anni ’70, se non altro, spesso sapeva a suo modo essere graffiante ed esagerato.

Quanto e quale senso hanno i cinepanettoni della sponda Boldi? Si stava meglio quando si stava peggio? Qui le altre critiche

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