Regia: Jon Turteltaub
Cast: Nicolas Cage, Alfred Molina, Jay Baruchel, Teresa Palmer, Toby Kebbell, Monica Anna Maria Bellucci, Jake Cherry, Omar Benson Miller, Peyton Roi List, Gregory Woo
Durata: 110 minuti
Anno: 2010
La coppia Turtletaub/Cage ci ha già regalato delle perle di intrattenimento in stile disneiano fuori dal tempo e dalla decenza e non si ferma. Questa volta però con un impianto marketing un po’ più solido, un’ambientazione (New York) e una credibilità (almeno sulla carta) migliore di quel si possa credere. Certo poi si entra in sala e si vede il film.
Sgomberando il campo da dubbi va subito chiarito che nell’ottica della committenza, cioè la dirigenza Disney, l’impresa è compiuta. L’Apprendista Stregone è un film senza vritù e senza guizzi ma che in pieno rispecchia tutto quello che la Disney ha sempre fatto (con esisti qualitativamente anche molto migliori) nei termini di intrattenimento per ragazzi. Storie mediamente conservatrici di impianto classico (eroe maschio adolescente, donne motore immobile, dimostrazione di eroismo palpabile, lieto fine) che potevano tranquillamente essere state scritte negli anni ’50 con un piccolo aggiornamento dei device tecnologici.
E’ dunque un film fatto per prendere il pubblico preadolescenziale, in questo senso in linea con altri prodotti Disney quali Le Cronache di Narnia (ma senza la fattura valevole e interessante dei film tratti da Lewis) e di probabile funzionamento. Di sicuro però l’impegno è ai minimi storici e i valori tecnici pure.
Come tutti i registi contemporanei senza fantasia Turtletaub si piega a tutte le principali mode registiche, dal misto di ralenti e velocizzazione per le scene d’azione, al montaggio molto frammentato e le inquadrature molto strette (mix terribile che rende incomprensibile ciò che succede).
L’unica cosa davvero interessante la si può intravedere incastrando il film nel più grande disegno delle produzioni fantastiche. Il modo in cui in L’apprendista Stregone si introduce un tipo di magia o meglio di rapporto con la magia che incrocia fisica e metafisica diverso dal solito. Se dunque in altri film (Harry Potter, Percy Jackson e via dicendo) la magia cerca un rapporto di esclusione o di fusione con la tecnologia (cioè l’equivalente della magia della vita reale) in questo caso c’è un rapporto di mutua comunione abbastanza inedito e curioso.
Classico intramontabile o vecchio residuato di un mondo (filmico) in decadenza? Qui le altre critiche